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Ora sarà guerriglia: per la Nato difficile combattere dall’alto A terra forze speciali

Lo spettro della guerriglia e degli attentati, proprio come accadde in Irak dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003, si allunga sulla Libia. Un portavoce della Nato ha riconosciuto che sarebbe un errore pensare che il conflitto si sia semplificato arrivando a Tripoli: al contrario, ora le operazioni aeree indispensabili per colpire e snidare le ancora forti sacche di resistenza lealiste nella capitale diventano più difficili. Questo per una serie di ragioni legali e pratiche, non ultima la necessità di ridurre al minimo il rischio di colpire la popolazione civile. La Nato, ha spiegato il colonnello Roland Lavoie, continuerà a cercare bersagli da colpire, ma siccome questo viene fatto con lo scopo di proteggere i civili dalla violenza del regime bisogna assolutamente evitare errori che diano ai gheddafiani l’occasione di accusare l’Alleanza di colpire in modo indiscriminato.
L’inferno dell’Irak ha se non altro fornito alla Nato l’opportunità di imparare un’importante lezione: la guerra in una grande città come Bagdad è una situazione del tutto particolare e per arrivare a colpire i bersagli più sensibili bisogna affidarsi a commando in grado di individuarli. In Libia però la Nato non schiererà proprie truppe sul terreno. Questa volta passerà la propria esperienza ai rivoltosi che combattono Gheddafi, lasciando che siano loro (come i loro capi politici vogliono) a occuparsi di risolvere la questione. Sono le stesse fonti Nato a far sapere che in questo momento sono presenti in Libia forze speciali britanniche e francesi (ieri però Sarkozy l’ha negato), ma anche di alcuni Paesi arabi come la Giordania, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar.
Risulta anzi che siano stati proprio militari del Qatar i primi a penetrare nella residenza fortificata di Gheddafi a Bab el Aziziya, nel cuore di Tripoli, alla ricerca di computer e documenti riservati del Colonnello. Questi commando, addestrati da britannici, francesi e americani, sono in grado di mimetizzarsi tra la popolazione locale e sicuramente saranno in prima fila anche nella difficile operazione - già cominciata - che ha come obiettivo scovare Gheddafi.

Il quale spera, come ha detto il suo ex vice Mahmoud Jalloud che ha definito il piano «delirante», di restare nascosto fin quando la Nato dovrà concludere le sue operazioni, per poi spuntar fuori e prendere la guida del contrattacco.

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