Roma

Ora lo spettatore suggerisce il finale a teatro

Due lauree (una in matematica e l’altra in filosofia), unaventennale attività drammaturgica costellata di premi e riconoscimenti. Non è un curriculum qualunque quello dello spagnolo Juan Mayorga, autore quarantaquattrenne tra i più significativi della scena europea e, venendo alla cronaca, nome di apertura del Festival Quartieri dell’Arte, che si inaugura oggi proprio con l’anteprima mondiale di Se sapessi cantare mi salverei, su regia di Adriano De Santis e con Francesco Brandi e Vito Mancasi interpreti. «Si tratta di un’opera - spiega lo stesso Mayorga - i cui personaggi sono un autore teatrale e un critico. È un’opera, dopotutto, sulla lotta che esiste tra il teatro e il mondo; però anche sul bisogno di essere riconosciuti e compresi e sull'amicizia». Già l’anno scorso il drammaturgo spagnolo partecipò alla vetrina viterbese diretta da Gian Maria Cervo e Alberto Bassetti (intenzionati, quest'anno, a monitorare le potenzialità espressive degli scambi tra culture e linguaggi diversi) con il compatto e geniale Himmelweg. Invece il lavoro che debutta adesso «non lo considero - afferma ancora Mayorga - del tutto concluso. Così mi sento come se stessi invitando a casa un gruppo di amici per la prima stesura di un pezzo». Questa importante prima è attesa per le 12 nei locali dell’ex tribunale di Viterbo ma si prevedono repliche domani e lunedì. Sempre oggi poi, alle 16 nella libreria del teatro, Franco Quadri terrà un incontro con l’autore iberico del quale la Ubulibri ha recentemente pubblicato quattro titoli: Himmelweg, Animali notturni, Hamelin e Il ragazzo dell’ultimo banco. Volume di cui colpisce già la citazione dell'autore riportata in quarta di copertina: "Il teatro accade nel pubblico. Non nei ruoli ideati dall’autore. Nemmeno nella scena che occupano gli interpreti. Il teatro accade nell’immaginazione, nella memoria, nell'esperienza dello spettatore».
La programmazione di oggi prosegue con la presentazione del Progetto. L’uomo più crudele (Sala Gatti di Viterbo alle 17.30 e alle 20) su scrittura dello stesso Cervo. Siamo alle prese qui con una graphic novel alla cui realizzazione hanno collaborato il disegnatore-cartoonist Enrico D’Elia e l’artista Marco Raparelli. «Sono partito da un personaggio storicamente esistito - illustra l’autore - di cui si conosce solo il nome e poco altro e dalle crescenti opportunità che al giorno d’oggi ogni umano ha di essere antico e moderno, orientale e occidentale, cyborg e scimmia, per realizzare una commedia sugli aspetti fictional della storia e sulla continua lotta dell'umanità nel ridefinire i propri obiettivi. Con Raparelli abbiamo iniziato a ragionare sull’idea di trasporre il testo in una graphic novel. Dopo alcuni incontri Marco ha coinvolto D’Elia e il progetto ha avuto inizio». A concludere le proposte di questa prima giornata (ma la kermesse prosegue fino al 20 ottobre) ci penserà, infine, Variazioni sul modello di Kräpelin di Davide Carnevali (sempre nei locali dell'ex tribunale di Viterbo alle 21), con Fabrizio Parenti (anche regista), Alberto Astori, Emanuele Arigazzi. Ancora una prima assoluta per un’opera italiana - vincitrice tra l’altro del «Premio Riccione Marisa Fabbri» - dove si parla di tempo, memoria, identità. Emil Kraepelin è infatti lo psichiatra che, negli anni Venti del secolo scorso, ha dato il nome alla patologia conosciuta come morbo di Alzheimer. Uno spettacolo in cui tanto i personaggi quanto gli spettatori sono invitati a formulare ipotesi di ricostruzione della storia, e della Storia.

In un libero gioco di interpretazioni, per scoprire che l'immagine che abbiamo del passato è solo una sua approssimativa rielaborazione.

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