La foto simbolo è quella. Oriana Fallaci che si fa ritrarre con le Torri Gemelle alle spalle. Una foto che, messa a corredo del suo più famoso articolo, La rabbia e l’orgoglio, ha dato il senso, visivo e immediato, del legame tra la scrittrice e la New York ferita al cuore dal terrorismo islamico. Ma quest’immagine che tutti ricordano è solo una delle tante tra quelle che raccontano l’ultima Oriana, quella dell’esilio, della solitudine, della lotta ideale in difesa dell’Occidente. Foto uniche che si trovano nel libro Oriana Fallaci in New York. Una storia d’orgoglio (in uscita per Sperling&Kupfer e presentato ieri sera a Milano, al Mondadori Multicenter di piazza Duomo). Le foto sono di Gianni Minischetti, fotoreporter di vaglia con una carriera pluridecennale: inizi a Publifoto, poi decine di reportage per Epoca in Irlanda del Nord, Eritrea, Beirut, Israele, Taiwan, Cina, Falkland... E poi freelance e New York e Berlino. È stato vicino a Oriana nel dicembre del ’91 e poi di nuovo nel ’92 e nel ’93, ha conquistato la sua fiducia con pazienza. Il risultato? Trenta rulli fotografici, centinaia di scatti che, la sera, venivano proiettati sulla parete del suo appartamento-rifugio. E lei con un bicchiere di Malvasia delle Lipari, le guardava con piglio severo, diceva: «Questa sì, questa sì, questa no».
Con affetto, tenerezza e ammirazione Minischetti ha raccontato davanti alle molte persone radunate al Mondadori Multicenter il suo rapporto con Oriana, la forza e la solitudine che lui ha cercato di immortalare sulla pellicola. «Con me Oriana era dolcissima, a differenza di come la descrivono molti... Lei, piccola e minuta, mi ispirava qualcosa di grande... Adoravo la sua ironia i suoi scherzi. Una volta eravamo su un taxi che la stava sballottando a tutta velocità per le strade di New York e lei gli gridava “Autista vai piano che sono incinta”... E quando nelle foto che le facevo si vedevano le sue rughe, lei mi diceva: “Mi piace questa foto, quella ruga è la mia fatica, il segno del mio lavoro”». Con Minischetti a ricordare la grande giornalista anche Vittorio Feltri, amico e a lungo direttore della grande inviata, e David Messina, prefatore del volume.
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