Politica

Oscurato il sito cattolico che critica la fiction lesbo

Hacker in azione per far tacere chi è contro «Il padre delle spose», contestato sceneggiato con Lino Banfi. Monsignor Negri: «Bisogna per forza dire che l’omosessualità è migliore?»

Andrea Tornielli

Il cliccatissimo sito Internet www.culturacattolica.it, «contenitore» tematico di informazione, documenti ed articoli di attualità, storia e cultura, da sabato scorso è stato oscurato a causa di un mirato attacco di hacker, dopo che per giorni il sito si era battuto contro la fiction «Il Padre delle Spose», trasmessa da RaiUno il 20 novembre e interpretata da Lino Banfi, il popolare interprete di «Nonno Libero», che lo scorso luglio a Valencia era intervenuto all’incontro mondiale delle famiglie e aveva portato la sua testimonianza nella veglia in presenza del Papa. La storia racconta di un’italiana che sposa in Spagna la sua compagna e del travagliato percorso del padre che prima la rifiuta per poi accoglierla. L’articolo contestato del sito cattolico non conteneva alcun accento omofobo, ma invitava a boicottare la fiction e a protestare con la Rai chiedendo la messa in onda in seconda serata, per tutelare i bambini. Zittito, nel disinteresse generale del mondo dell’informazione, è stato invece il sito cattolico, oggetto di un attacco di pirateria informatica che l’ha messo fuori uso.
«Si è colpito il diritto alla libertà di espressione – dichiara al Giornale il vescovo di San Marino e Montefeltro, Luigi Negri – soltanto perché un sito Internet ha parlato dell’inopportunità di propagandare le unioni gay in prima serata, sul servizio pubblico. Gli amici di culturacattolica.it, sembra abbiano commesso un reato di lesa maestà. Non si è neanche più liberi di poter dire che eterosessualità e omosessualità non si equivalgono». Il vescovo parla di «una vera e propria caccia alle streghe, che è stata scatenata da alcuni articoli contro il sito, accusato di attaccare la libertà di espressione». «Purtroppo – continua monsignor Negri – si tratta di una grave intolleranza: c’è un undicesimo comandamento che non si può infrangere, e cioè bisogna per forza dire che l’omosessualità è migliore e più moderna dell’eterosessualità. Ci sono persone che pretendono di avere un’egemonia di carattere culturale e socio-politico sulla nostra società. Forse sono stati riscritti alcuni capitoli della nostra Costituzione e la nostra Repubblica ora è fondata sul lavoro e sull’omosessualità? A me sembra, invece, che nella nostra Carta costituzionale la famiglia sia riconosciuta come cellula fondamentale della società, e che si tratti di una famiglia formata da un uomo e una donna, monogamica e feconda. Questo risultato, lo voglio ricordare, non è stato imposto dai cattolici ma è il frutto del compromesso tra le varie forze che hanno dato vita alla Repubblica: oltre ai cattolici, i comunisti, i socialisti e i membri del Partito d’azione».
Il vescovo si è detto «sgomento» nell’apprendere che Banfi era stato invitato all’incontro di Valencia. E quanto alle responsabilità di chi ha deciso la messa in onda, afferma: «Non si tratta di voler discriminare qualcuno. La fiction presenta il padre della sposa come un bigotto, che inizialmente rifiuta la figlia gay. Poi, a poco a poco, di fronte all’intensità del rapporto tra la figlia e la sua compagna, cambia atteggiamento. È un messaggio davvero subdolo: se una cosa è intensa, va bene, diventa vera e buona. La Chiesa non ha nulla contro le persone omosessuali, che vanno accolte, ma una cosa è accogliere la figlia lesbica, un’altra è far passare l’idea in prima serata su RaiUno che il matrimonio tra due omosessuali e due eterosessuali è la medesima cosa, senza curarsi dei bambini davanti ai teleschermi. Chi si è opposto, semplicemente segnalando in un sito il problema, è stato oscurato».
Sulla vicenda interviene anche don Gabriele Mangiarotti, curatore del sito cattolico: «Abbiamo chiesto l’intervento della Polizia postale affinché ci venga data la possibilità di riappropriarci di un mezzo d’informazione legale e democratico. Non ci interessa conoscere i nomi degli esecutori materiali che stanno agendo sui nostri sistemi informatici e neppure degli eventuali mandanti che vorrebbero tapparci la bocca.

Chiediamo soltanto che venga ripristinata la legalità e riaffermato il principio della libertà di espressione, per noi e per tutti».

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