In ottocentomila sui mezzi ma la metro «A» si ferma

Alessia Marani

E alle due e trenta la metro stracarica si fermò. Non poteva non «collassare» (un «sovraccarico di tensione», l’hanno definito i tecnici) il mastodontico «carrozzone» dei mezzi pubblici romani nel cuore della Notte Bianca. «Un guasto, c’è un guasto», il tam tam tra le migliaia di persone bloccate come «topi in trappola» nei sotterranei dell’underground capitolina corre veloce: bambini, famigliole, frotte di ragazzini adolescenti per una sera «sfuggiti» al controllo dei genitori, adulti e turisti con gli zainetti sulle spalle, stremati dal «tour de force» di camminate interminabili, si guardano in faccia. Qualcuno è sconsolato: «È la fine, non torneremo più a casa». Il black-out lungo i binari della linea A che collega Est e Ovest della città, attraversando la City da Cinecittà a Battistini, dura una ventina di minuti. Alle 23 anche la «B» stracolma s’è bloccata. Minuti di panico. D’altronde, stando al bollettino stilato già nella stessa serata da Atac e Metro, alla mezzanotte erano stati ben 800mila gli utenti del trasporto pubblico, la maggior parte concentrata proprio sulle due tratte ferroviarie. Davvero troppi per una rete ai «minimi termini» di una Roma che punta a divenire metropoli accendendo, improvvisamente, i riflettori su se stessa. Uno snodo «maledetto», l’altra notte, quello che s’incrocia a Termini passando per le fermate «Colosseo» e «Cavour» della linea blu, fino a «Barberini» e «Spagna», sulla rossa. Gallerie stracolme, convogli carichi come carri bestiame. Un cordone umano di operatori della protezione civile ininterrotto dall’ingresso metro di vicolo del Bottino, fino alle rampe d’accesso alle banchine, cerca di far defluire persone in entrata e in uscita secondo percorsi diversi per impedire il caos totale. Il capofila allo sbocco su piazza di Spagna, megafono alla mano, non cessa un attimo di dare istruzioni: «Non vi fermate, camminate. Seguite le indicazioni».
«Non nascondo di avere avuto paura - racconta una signora sui cinquant’anni, nipoti di 10 e 12 anni stretti per mano - vengo da Garbatella. Ho preso la metro B per scendere ai Fori Imperiali. Non ho mai visto il treno così pieno. E se fosse successo qualcosa? Non ci sarebbe stato scampo, per nessuno». Alla stazione Colosseo è impossibile persino entrare nell’atrio. Non si respira, la folla accalcata all’inverosimile. C’è chi scavalca i tornelli, chi resta schiacciato addosso ai raccoglitori di metallo per i giornali gratuiti.

«È un incubo, sembriamo dei deportati», commenta un anziano. All’alba un macchinista smonta dal turno: «Lavorare in queste condizioni è da pazzi. Tutta quella gente, una responsabilità enorme».
(Ha collaborato Annalisa Andreo)

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