Gian Maria De Francesco
da Roma
Poco più che unesplorazione, molto meno di un incontro risolutivo. Il vertice tra governo e sindacati, in programma oggi, sarà unopportunità per avanzare le prime proposte sui contenuti della manovra correttiva e del Dpef. Tra domani e mercoledì lesecutivo incontrerà anche Confindustria per affrontare gli stessi temi.
Lobiettivo dichiarato è riprendere la vecchia strada della concertazione. Ma tra i paletti imposti dallala sinistra della maggioranza, il gioco di retroguardia di Cgil, Cisl e Uil e lindisponibilità delle imprese ad accettare maggiori imposte Prodi e il ministro dellEconomia Tommaso Padoa-Schioppa avranno il loro bel daffare. Il titolare del dicastero di Via XX Settembre riconosce al confronto con le parti sociali una valenza tuttaltro che normativa avendo sottolineato che «non è il momento della decisione». Se a tutto questo si aggiunge che il nuovo esecutivo non ha ancora stabilito quale linea seguire sui principali temi economici, il dibattito di oggi rischia di essere solo fine a se stesso.
Manovra-bis e Dpef. Lentità dellintervento correttivo sui conti pubblici dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro in modo tale da consentire il finanziamento di extraspese, in primis quella per il pletorico esecutivo. Lintenzione del governo, come ipotizzato dal viceministro dellEconomia Visco, è quello di agire sul fronte dellIva (evasione e crediti di imposta). Alla tassazione delle rendite finanziarie ha fatto riferimento anche il vicepremier DAlema nel convegno confindustriale di Santa Margherita. Con rivalutazione degli estimi catastali (in sostanza un aumento dellIci), maggiorazione di alcune imposte come il bollo sui Suv e il blocco del secondo modulo della riforma fiscale del governo Berlusconi si potrebbe arrivare al traguardo. Ma tanto Confindustria quanto i sindacati sono favorevoli a misure che contengano le spese piuttosto che a inasprimenti fiscali.
Il taglio del cuneo. Anche su questo punto Padoa-Schioppa è stato chiaro. Lauspicio è quello di una riduzione «selettiva» degli oneri sul lavoro premiando le imprese più competitive. Il leader degli industriali Montezemolo è stato altrettanto chiaro affermando, sempre a Santa Margherita, che «la selezione la fa il mercato». Cgil, Cisl e Uil, invece, chiedono che anche i lavoratori partecipino di questi sgravi. Il rebus è di difficile soluzione: il taglio di cinque punti costa 10 miliardi e se effettuato demblée potrebbe intaccare anche i contributi previdenziali creando squilibri sul versante pensionistico. Padoa-Schioppa potrebbe pensare anche a unipotesi tremontiana: una riduzione dellIrap accompagnata a un aumento delle detrazioni Ire (lex Irpef).
Il nodo pensioni. Su questo versante il tavolo della concertazione parte con due gambe malferme. Da una parte Confindustria chiede di recuperare al lavoro la maggioranza degli italiani con più di 55 anni. Dallaltra i sindacati chiedono un blocco dello cosiddetto «scalone» con il ritorno al sistema delle finestre per i pensionamenti di coloro che hanno totalizzato gli anni di contributi necessari.
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