Le pagelle di Sanremo

Luca e Paolo ironizzano sui comici orfani del Cavaliere. La Giuria, appollaiata al terzo anello, va subito nel pallone. Rocco Papaleo è il più normale di tutti

Le pagelle di Sanremo

GIURIA
Appollaiata nella zona galleria, curva sud, terzo anello, fa il solito casino da stadio per farsi rico­noscere. Al secondo tentativo va in cimbali, ap­pena è chiamata a votare uno che ha il cognome Bersani entra in crisi come alle primarie del Pd. Ora il personaggio in questione, per fortuna sua e del festival (nonostante la rassegna pen­da a sinistra, come diceva Totò), si chiama Sa­muele e non Pierluigi, non fuma il sigaro, non chiede le dimissioni di nessuno, piuttosto in­dossa un abito tipo tight con eleganza raffinata, canta un motivo che porta il titolo "Pallone". Sembra la parola giusta per i giurati che sono trecento, e nemmeno giovani e forti, perché il si­stema informatico, tecnologico si blocchi e bloc­chi anche la scaletta, il ritmo di Morandi che non sa più che fare e che dire. Eppure a Sanremo non è nevicato. Voto: 2

MOLLICA VINCENZO Sembra un personaggio dei fumetti, settore nel quale è specialista, studioso e studente. Da un momento all’altro potrebbe spuntare un mezzo salame, un verme, due tette così, stile Jacovitti. Invece appare il microfono e segue intervista con gentilezza e rispetto, articoli in esaurimen­to nel magazzino giornalistico. Animale in estin­zione. Voto: 7

MORANDI GIANNI Dato per disperso negli anni passati, è risorto, diventando il punto di riferimento, la banca sicu­ra della Rai, attira ospiti e cantanti. "Baby face" è emozionato, chiede un bicchiere d’acqua a tale Pippo, provocando il panico tra gli astanti e a ca­sa Baudo, corre come un giovinotto, abbraccia e bacia chiunque gli capiti di fronte, sorride, salta, va a cento all’ora a trovare la bimba sua, yeyeyeyè. Sarebbe pronto per le Olimpiadi. Di Roma. Ma mi dicono siano state respinte dal go­verno. Sarà per un altro secolo. Voto: 7

EUROVISIONE Una sigla ormai dimenticata, per i contempora­nei segnalo trattarsi del preludio al "Te Deum H.146" di Marc-Antoine Charpentier. La compo­sizione viene ripristinata soltanto per il festival, tanto per fare illudere che il resto del vec­chio continente, Grecia compresa, si mette davanti al televisore per as­sistere all’evento. Nostalgia di Giochi senza frontiere. Voto: 10

LUCA E PAOLO I fratelli xerox ripetono lo show dello scorso festival. Co­stretti a fingere malinconia per gli assenti, ne parlano come vivi, la crisi di astinenza è fasulla, alibi ideologico satirico, rileggono e ricanta­no, divertendo come a scuola, "Uomini soli" dei Pooh. Qualunque riferimento a se medesimi è puramente casuale. Parole libere, cazzi, mer­da, coglioni e belino tra queste, si va via sciolti, l’arco costituzionale completo, da Saviano a Borghezio, da Santoro a Fede, compreso Schet­tino ma soprattutto LUI, mai nominato se non come "pelato" o cainano e affinità varie. Diceva Einaudi che la libertà è come la vitamina, ne senti l’importanza quando non ce l’hai. Prova­no a fare ancora le Iene. Ci riescono, avvisate Brignano e Gassman. Scaldano la temperatu­ra nel museo delle cere dell’Ariston. Ma Rai non è Mediaset, in tutti i sensi, tranne per i com­pensi. Voto: 4 +

PAPALEO ROCCO Sembra imballato,in verità è il più normale di tut­ti, il meno festivalante e festivaliero. Attore vero, regista astuto, amaro lucano per finzione scenica. Ha lo sguardo stralunato, ri­corda l’espressione di colui al qua­le hanno appena comunicato il furto dell’automobile. Sempli­ce e immediato, come un cam­pione. Voto: 8

RAI Uno dei cento spot pubblicitari è costruito su se stessa, per i prossi­mi campionati europei di calcio.

Uni­ca televisione ufficiale. A quattro mesi dal­l’evento la Rai si porta avanti, durante il festival della canzone, sperando, forse temendo, che qualcuno non si distragga e cerchi altrove la par­tita di pallone. Voto: sv

 

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