Il pagellone di X Factor

Elio lo scolaretto a lezione da Mara, Ruggeri semplicemente perfetto

Il pagellone di X Factor

Tanto per iniziare, X Factor ha davvero l’x factor: 16.03 per cento di share al debutto, praticamente il doppio di quattro edizioni fa, roba da tre milioni e 263mila spettatori. Perché? Perché il programma ora parla davvero di musica, fine con l’egocentrismo glamour (e ciao Morgan). Insomma, finché non (con)vince, la squadra si cambia: e questa se la giocherà tutta.

Francesco Facchinetti. 8. Avercene come lui: brillante, veloce, potente (però urli un po’ meno). Sotto i quarant’anni, è il migliore in commercio, ma è senza prezzo.

Enrico Ruggeri. 10. Il giudice perfetto: incisivo, ironico, mai autoreferenziale. Darà succose soddisfazioni a chi ama il grande rock vintage (che poi è il grande rock e basta).

Anna Tatangelo. 9. E può dare di più, si sleghi per favore. Qui da noi i saccentoni le sghignazzano in faccia ma una così l’avrebbe voluta anche Simon Cowell (nota: è il creatore di X Factor).

Elio. 6. Toc toc, Elio dove sei? Si è travestito da Morgan ma poi è rimasto nudo. È colto, sarcastico e surreale: ma in studio sembrava uno scolaretto al primo giorno di scuola. No no, così non va.

Mara Maionchi. N.C.. Ormai lei è una garanzia e il voto non conta. Parla sempre meno ma dice sempre di più. E bene.

Nathalie. 5. Minuta, smunta, rossiccia: potrebbe essere un peperino ma neanche America della Nannini la sveglia. Al ballottaggio ha spento pure Ti sento dei Matia Bazar, perché così urlata accidenti?

Davide. 8. Anche i più grandi tremano di fronte a I don’t want to miss a thing degli Aerosmith, così difficile, così acuta: a lui non tremano le gambe e pazienza se la personalità è ancora là dietro, nascosta.

Sofia. 4. Quanta emozione rimasta nel microfono: già Paparazzi di Lady Gaga non è un trionfo di vocalità ma lei se la fa sotto e stecca persino. Addio.

Borghi Bros. 7. Ruggeri ci gioca su e fa bene: sono bellocci e frizzanti ma sopravvivono persino sotto la quintalata di Eppur soffia di Bertoli.

Nevruz. 0 o 10. Nell’incertezza: 5. Un caso clinico (musicalmente parlando, ovvio). Fosse dimesso dalla neurodeliri, potrebbe anche farcela. Però Elio lo metta sul lettino e lo curi bene: non basta fargli cantare (maluccio) Se telefonando.

Effetto Doppler. 7. It’s my life di Bon Jovi avrebbe potuto essere cantata più soul o più rock. Invece loro stanno sospesi ma impastano bene le voci (su su, devono migliorare).

Stefano. 9. La voce è il megafono dell’anima: e la sua è addolorata e sognante. Quando canta, a balbettare siamo solo noi: l’intonazione è cristallina, e l’emozione, mamma mia, quella arriva fin là.

Manuela. 8. Altera come Milva, addomestica la bellissima Una ragione di più. Accademica, per ora. Ma sarà esplosiva (e forse antipatica).

Dorina. 10. Magari scoppierà ma ora è inarrestabile: e su Heavy cross fa a pezzi la titolare Beth Ditto. Piccolo consiglio: lasci perdere il folclore thrash metal da sagra paesana, non sono più i tempi dei Venom.

Kymera. 6. Vorrebbero ma (per ora) non riescono. E dire che le loro voci quasi da soprano potrebbero esaltare Frozen di Madonna. Ma a comprimerli è l’emozione. Speriamo.

Alessandra.

3. La voce c’è, il fisico pure, manca il ruolo: non si sa cosa sia, perciò nell’incertezza il pubblico non la vota. E un votaccio merita anche la scelta del brano: Grazie dei fiori o la fai punk o la lasci nel Medioevo.

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