Roma - È un rompicapo che non ammette soluzioni: 348 casellanti per 299 chilometri di autostrade, di cui una quarantina, quelli della eternamente in costruzione Siracusa-Gela, senza pedaggio. Dunque ci sono più casellanti che chilometri, anzi, per dirla con una battuta verità, uno per buca. Perché le grandi arterie siciliane sono in condizioni pietose. Eppure se si va a vedere la pianta organica, disegnata in base al più scellerato consociativismo fra ente pubblico e sindacati, gli addetti ai varchi dovrebbero essere ancora di più: circa 400.
Inutile girarci intorno: il Cas, consorzio per le autostrade siciliane, batte ogni record di sperperi e dissennatezza. Patrizia Valenti, la grintosa presidente che è arrivata al quartier generale di Messina un anno fa, sta cercando di fare ordine, ma il suo è un percorso ad ostacoli. Continuo: «Sembra incredibile - si sfoga col Giornale - ma pur avendo un esercito di dipendenti da far paura siamo sguarniti in tutte le professionalità che servono: abbiamo solo due ingegneri, non abbiamo informatici, abbiamo vuoti negli uffici». E poi, il colmo: «D’estate, in base agli accordi folli stipulati a suo tempo dal Cas con la Triplice, siamo costretti ad arruolare un battaglione di centocinquanta-duecento stagionali ai caselli».
In totale fanno cinquecento e passa controllori sparpagliati fra le ventidue barriere: oltre due casellanti per chilometro. Neppure il Muro di Berlino era così presidiato. «Purtroppo - allarga le braccia il Presidente - sulle autostrade normali c’è un esattore ogni 650 transiti, in Sicilia in base all’intesa raggiunta fra il Cas e i sindacati uno ogni 450. E per poter modificare questa situazione demenziale devo aprire una trattativa». In realtà, al Nord la produttività è anche più alta, con picchi alla Charlot di 800-900 transiti l’ora per pista. Per dare un altro dato Autostrade per l’Italia, il concessionario più importante, quello dell’Autosole per capirci, schiera circa 8 casellanti per barriera, il Cas 24. Ovvero, il triplo.
Patrizia Valenti non si è persa d’animo e ha aperto un altro fronte, ingaggiando un braccio di ferro con una cinquantina di esattori protagonisti di un pendolarismo strada-uffici che rasenta l’incredibile. Che cosa è successo? «Purtroppo - risponde lei - nel 2003 il Cas ha offerto il trasferimento a questo gruppo dai varchi agli uffici, promettendo l’impossibile: retribuzioni e inquadramenti professionali superiori. Ma mettendo in chiaro che chi avesse accettato il cambio avrebbe perso l’indennità di maneggio denaro, una voce non indifferente della busta paga». Naturalmente, i cinquanta non hanno mai ottenuto quel che si erano illusi di poter avere. I dipendenti hanno allora sviluppato una manovra a tenaglia che potrebbe dare il colpo di grazia alle già traballanti casse dell’ente: hanno domandato al giudice del lavoro quella promozione che era stata loro negata, ma contemporaneamente hanno anche chiesto che fosse ripristinata l’indennità di maneggio denaro, pur essendo ormai lontani dalla prima linea e dalle automobili.
La battaglia giudiziaria è in corso - spiega Valenti - ma una prima pattuglia di nove battistrada ha vinto il secondo round, relativo al maneggio del denaro». La sezione lavoro del tribunale di Messina spiega nella sua sentenza che il «principio di irriducibilità della retribuzione» non può essere compresso. Né può essere messo in discussione, anche se in questo caso si applica agli ex casellanti che non maneggiano più un bel niente. Insomma, si può fingere che il lavoratore sia rimasto nel suo gabbiotto sulla Messina-Palermo o sulla Messina-Catania, fra l’altro mai ingolfate e qualche volta semideserte. Il Consorzio ha stanziato 158.500 euro per tamponare la falla, ma le previsioni sono fosche: presto anche gli altri quaranta ex esattori riceveranno il bonus e questa volta il Cas staccherà un assegno vicino al milione di euro.
Non solo: «Lo stesso tribunale - prosegue Valenti - potrebbe premiare le mansioni superiori svolte in questi anni davanti a una scrivania». Altri soldi, difficili da quantificare.
Il Presidente però non si arrende: «Dopo il verdetto, ho parlato chiaro ai nove ricorrenti: visto che riceverete ancora l’indennità che spetta ai casellanti tanto vale che torniate sulla strada. E li ho rispediti alle barriere. Così almeno diminuisce il numero degli stagionali che, puntualmente, ogni estate sono costretta ad arruolare».
Certo, fra accordi sindacali che ingessano come un’armatura la struttura, dispute giudiziarie di ogni tipo, e sprechi orientaleggianti - per esempio un alloggio di rappresentanza a Roma dalle parti di Fontana di Trevi, sei vani più servizi, vuoto quasi tutto l’anno -, il Cas rischia di colare a picco.
L’Anas ha chiesto la revoca delle concessioni, Patrizia Valenti prova a cambiare indirizzo, la Siracusa-Gela avanza a passo d’uomo: dal 1974 sono stati costruiti 40 chilometri. La meta è ancora lontanissima: ben 80 chilometri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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