Politica

Pallaro beffato: «Voterò contro»

Ottenuti i fondi per gli italiani all’estero, scopre che sono stati tagliati quelli ai consolati

Adalberto Signore

da Roma

Una notte intera. Tanto c’era voluto venerdì scorso in commissione Bilancio per vincere cinque ore e mezzo di ostruzionismo dell’opposizione e portare a casa il tanto agognato emendamento Pallaro. Un piccolo grande esempio di realpolitik, visto che la postilla in questione introduce nella Finanziaria uno stanziamento di quattordici milioni di euro da destinarsi agli italiani all’estero e ai nostri imprenditori che operano oltre confine. A essere precisi quattordici milioni l’anno dal 2007 al 2009. Realpolitik dicevamo, perché il caso vuole che la cifra corrisponda esattamente a quanto chiesto tre giorni prima dal diretto interessato in un’intervista a Repubblica. «Voterò la fiducia - spiegava El senador italoargentino eletto nella circoscrizione America Meridionale - ma in cambio voglio essere certo che nella Finanziaria ci siano quattordici milioni di euro per gli italiani all’estero». Detto fatto. E in poco più di quarantotto ore lo stanziamento arriva nero su bianco grazie alla maratona notturna della commissione Bilancio di Montecitorio. Con buona pace di Pallaro e soprattutto della maggioranza che «incassa» un voto in più al Senato. Insomma, visti i numeri risicatissimi di Palazzo Madama e la già annunciata defezione dell’ex Pdci Fernando Rossi, una boccata d’aria non da poco.
La questione sembrava chiusa qui, anche se ancora ieri Osvaldo Napoli criticava duramente la scelta di Pallaro. «Sapere che il voto di un senatore può costare 14 milioni di euro - spiegava il deputato di Forza Italia - non è forse intollerabile e mortificante?». A riaprire il caso, però, ci ha pensato l’azzurro Guido Crosetto, che ieri mattina si è presentato al Senador tabelle alla mano. Già relatore della Finanziaria nel 2005 e oggi componente della commissione Bilancio, Crosetto è uno che con i numeri un po’ di confidenza ce l’ha. Così, quando gli ha fatto presente che per gli italiani all’estero le cose non andavano così bene come sembrava, Pallaro è rimasto lì immobile ad ascoltarlo. Già, perché se con un mano la maggioranza ha concesso al senatore italoargentino i quattordici milioni in più che chiedeva, con l’altra sembra proprio che gliene abbia sfilati almeno dodici. Nel capitolo che riguarda gli stanziamenti per il ministero degli Esteri, infatti, di tanto sono stati decurtati i fondi per l’attività consolare. Che, di fatto, sono quelli che tanto premono a Pallaro. Il diretto interessato pare non aver affatto gradito. «Non solo - è sbottato - mi vogliono fregare, ma mi prendono pure per il culo. Ma se è così figurati se la voto questa Finanziaria...».
Sul fronte della realpolitik, intanto, si accende il dibattito anche sulla proposta di legge per riaprire i termini per presentare domanda per i rimborsi elettorali che consentirebbe alla lista «Autonomie, liberté, democratie» del senatore valdostano Carlo Perrin di accedere a circa 180mila euro. Di «legge ad personam» parla il vicecapogruppo alla Camera Roberto Cota. E attacca: «Ci siamo ridotti come in Sudamerica dove le leggi si fanno per accaparrarsi i singoli voti in Parlamento».

«La mia appartenenza alla maggioranza - replica Perrin - non solo non viene contrattata volta per volta, ma è stata dichiarata fin da prima delle elezioni».

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