C ari patiti del calcio, adesso tocca a noi. E quando dico noi, parlo dellaltra metà del cielo (un quarto, un terzo, un decimo? forse meno, ma non importa) che non ama i palloni, più o meno gonfiati. Per i prossimi quindici giorni giù le mani dal telecomando. Non vogliamo sentire parlare di arbitri, sviste e rigori non dati. Ci avete propinato telecronache a tutto volume di imprescindibili sfide Treviso-Lecce, adesso vi sorbirete il pattinaggio artistico, lo slittino e anche il biathlon. E vi promettiamo che non terremo il volume basso.
Questi quindici giorni olimpici vogliamo goderci lo sport che si vede solo su qualche canale satellitare a notte fonda. Ci sprofonderemo in poltrona e non molleremo lo scettro. Ci vogliamo godere tutto, anche il curling. Anzi, vogliamo eleggere il curling a re degli sport sfigati. «Quelli della scopetta» ci piacciono da matti. Ha un fascino ipnotizzante ammirare con quanta passione lanciano la pietra sul ghiaccio e la spazzolano tutto intorno per farla andare più veloce. E smettetela con la facile ironia da bar sport: ci piace non perché cè la scopetta e la pietra ha un manico che la fa sembrare una pentola. Il curling ci piace perché è verace, perché ricorda le interminabili partite di bocce nei paesi di campagna e i vecchietti che misurano la distanza dal boccino con i fili derba.
Per una volta lasciateci sognare i sogni di atleti finnici e scandinavi dai nomi impronunciabili, degli algidi saltatori dal trampolino, dei pattinatori di velocità, dei matti adrenalinici che si buttano nella bista di bob a faccia in giù sugli slittini dello skeleton. E chi se ne frega se Bode Miller scenderà ubriaco, se cha la pancia o si è fatto qualche bomba: ci piacciono anche gli uomini jet e le loro vertiginose discese libere. E ci tremeranno le gambe nellimmaginare il turbine di pensieri che attraverseranno la mente di Giorgio Rocca al cancelletto di partenza.
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