
Frank Drebin jr ha lo stesso piglio di papà. Deciso quanto serve. Infallibile nel far scattare le manette ai polsi di qualche criminale. E buffo. Sì, buffo al punto giusto per trasformare un poliziesco forse troppo scontato in un'ora e mezzo di divertimento puro. Il tenente che visse, recitò e strappò risate in tre avventure precedenti oggi non c'è più. Leslie Nielsen se n'è andato nell'ormai lontano 2010 e oggi al suo posto c'è il figlioletto, si fa per dire, Liam Neeson, che di primavere ne ha doppiate 73 ma salta ancora come papà sul set di Una pallottola spuntata, già nelle sale per la gioia di quella fetta di pubblico che ha doppiato i cinquanta e ricorda bene quando nel cast c'erano anche Priscilla Presley e O.J. Simpson. Il giocatore di baseball se l'è portato via un brutto male e la moglie di Elvis è in pensione così la parte della belloccia tocca a una Pamela Anderson che a 58 anni non sembra invidiare la giunonica fanciulla di Baywatch.
Sia come sia, il copione non si discosta molto dalla falsariga del genere, rivisitato come si conviene. Niente poliziesco in piena regola ma decisamente incline a diventare parodia. A coprirlo di ridicolo, perfino. E questo è il valore aggiunto di un film che vuole riscattarsi e uscire dal reticolo delle categorie. Così Drebin jr sventa una rapina ma, come papà, ha una repulsione per il politically correct quindi si guadagna un'ammonizione per aver calcato un po' troppo la mano ma, proprio quando viene emarginato dalla comandante di colore della polizia di Los Angeles, finisce incuriosito da un incidente stradale, dietro il quale è tessuta una trama che lo porta a sgominare un'associazione criminale che punta al predominio planetario.
È a questo punto che ci si accorge che il tempo è passato e non siamo più negli anni Ottanta del primo capitolo o nei Novanta dei successivi due. Oggi c'è sempre la consapevolezza che il mondo - così com'è - è da rifare. È un denominatore comune che abbraccia tante parti della saga Marvel per toccare i vari Matrix, dove la tecnologia entra in gioco pesantemente e qui è appannaggio di un figlio d'arte di quelli dal cognome che ha fatto la storia del cinema, Danny Huston fu John, magnate tech che ha in mano un marchingegno per far regredire il pianeta a un livello primordiale e poi plasmarlo a piacimento.
È un segno dei tempi, insomma. Questo mondo non piace più a nessuno e vorremmo resettarlo, come si dice oggi. Ognuno lo fa con le armi che ha finché non appare - in questo caso - Frank Drebin jr. Potremmo chiamarla "civiltà 2.0" se questa parola avesse un senso ma Liam Neeson ha un'eredità pesante. Deve far ridere come papà. Deve risolvere casi intricati. E deve stupire. Ad Akiva Schaffer, ex cantante con i Lonely Island e ora regista, va dato il merito di avercela fatta. Sfrontatezza. Piglio. Ironia. Dileggio del woke e del politically correct. Missione compiuta sotto tutti i vari aspetti, riuscendo a sottrarsi ai paragoni con il predecessore David Zucker e offrendo al suo protagonista - l'irlandese Neeson-Drebin - l'opportunità di farsi beffe di tanti ruoli un po' così nei titoli più recenti in cui l'attore è apparso sul grande schermo.
Ovviamente c'è anche una buona dose di debiti. O, se si preferisce, di omaggi ai tanti, troppi, trapassati. Da Nielsen a George Kennedy - l'indimenticato capitano Ed Hocken - e al suddetto Simpson-Nordberg, cui è riservata una divertente stoccata postuma in quella galleria di ritratti davanti ai quali si inginocchiano i giovani eredi dei loro bizzarri genitori. Li comprenderanno bene i cinquantenni e i "diversamente giovani" di oggi che, all'epoca dei primi capitoli di Una pallottola spuntata, erano ragazzi di belle speranze, desiderosi di divertimento con questo "cult movie" nel cuore.
E la soggettiva della sirena della polizia che accompagnava la scena d'apertura dei primi tre episodi oggi si trasferisce in coda, a ricordare il legame diretto che il tempo non ha saputo né scindere né incrinare in quel gioco che sconfina nell'umiltà di prendersi gioco di tutto. Dai set televisivi formato matrioska a chi il film lo ha fatto o lo guarda. E perfino al concetto di remake o, se si preferisce, di sequel.