Cultura e Spettacoli

Panariello: «Ecco il mio Sanremo Io farò il mediano»

Lo showman annuncia: «Al posto delle due solite vallette vorrei un attore o un’attrice. Il mio slogan: più canzoni e meno comici. Come ospite il sogno è Julio Iglesias»

nostro inviato a Saint Vincent
Dica la verità Giorgio Panariello, che Festival di Sanremo sarà?
«Velluto e acciaio».
Prego?
«Avrà il cuore di Pippo Baudo, che ha saputo scoprire nuovi cantanti, mettendo al centro del palco la musica, non il resto. Ma avrà anche il cervello di Fazio o di Chiambretti, perciò sarà provocatorio e ironico».
Per forza, lei è un comico.
«Ma questo non sarà il festival di Panariello, ma il Festival della canzone».
Tutti i presentatori dicono così. Prima. Però poi il loro ego fagocita l’Ariston e buonanotte.
«Mica voglio fare troppo il Panariello, dimostrare quanto son bravo. Naturalmente sarò un protagonista, anche se talvolta diventerò una spalla. Diciamola tutta: nella squadra non giocherò da centravanti, ma da centrocampista».
Quindi sulle fasce piazzerà le solite due vallette.
«No, preferirei un attore. O un’attrice. Solo una, comunque e che faccia la coprotagonista fissa per tutte le serate».
Sabrina Ferilli o Tosca d’Acquino?
«Vedremo».
Qui a Saint Vincent, dove sabato sera s’è messo in tasca una Telegrolla con menzione speciale, Giorgio Panariello sfoggia il sorriso (e il maglione verde) delle grandi occasioni. Firmerà in settimana il contratto con la Rai, perciò da ora fino all’inizio di marzo sarà tout court l’uomo Ariston e per lui, come per tutti i suoi predecessori, si prevede una passeggiata tranquilla come quella davanti all’Ok Corral: fughe di indiscrezioni, polemiche, guerre di ascolti, fuffa e baruffe. Insomma, ha la lieta baldanza di chi non sa ancora che cosa l’aspetti. O forse sì: e lo disinnescherà, beato lui!, con una toscanissima risata e confezionerà un festival lento ma anche rock, tiè. Intanto sarà anche condirettore artistico accanto a Gianmarco Mazzi perché insieme «siamo come Starsky e Hutch» e per prendere le misure del suo nuovo abito «è da giugno che provo a capire come funziona il mondo musicale».
Lei ha già un vantaggio: sa come funziona quello televisivo.
«Perciò parto tranquillo: non potrò superare gli ascolti del Sanremo di Bonolis. L’importante sarà divertirsi, quello sì».
Si ricorda quando lei a Sanremo rispose con un lungo sketch alle accuse di fare tv deficiente?
«No, di quei quattro minuti non ricordo nulla, vuoto totale. Però non mi piace che di un festival rimangano nella memoria solo le battute. Ad esempio, quella volta che è andato Benigni, poi il giorno dopo i tg trasmettevano solo lui. Se fossi un cantante, mi arrabbierei: ma come, questo è il festival della musica o no? Perciò il mio slogan sarà: più canzoni, meno comici. Sottotitolo: accade solo a Sanremo».
Però gli ascolti sono ascolti. Oggi non si parla d’altro.
«Sono una schiavitù, ormai ci pensano tutti. Quando lo share dei miei programmi calava, mi sono accorto che ne parlava persino il barista. Al mattino mi offriva pure la brioche come a dire: così ti tiri su e sopporti meglio la delusione. E sai, finché a farti notare il calo di ascolti è Del Noce e vabbé... Ma quando lo fa anche la gente per strada, allora son proprio coltellate al cuore».
Se farà il festival della canzone, allora ci vogliono i grandi cantanti.
«Baglioni, Dalla, De Gregori, certo. Ma li vorrei non solo come ospiti, in gara o no. Ma anche come autori».
Eddai, faccia dei nomi.
«Ovvio che vorrei i Rolling Stones o Springsteen. Ma, per essere sincero, sogno Julio Iglesias: lui porta con sé un mondo tutto suo, un’atmosfera particolare. Però finora di questo Festival, in onda dal 27 febbraio al 4 marzo, io sono stato una specie di ministro senza portafogli. Solo da ora iniziamo a concretizzare i progetti».
Quindi stravolgerete il regolamento.
«No, l’impianto sarà più o meno lo stesso di Bonolis. Aggiungeremo, questo sì, dei progetti satellite, in modo da far capire che Sanremo non è solo all’Ariston. Ma niente Dopofestival, però».
Meno polemiche, meglio è. Dopotutto saremo alla vigilia delle elezioni.
«Sarà solo la musica a stemperare quella tensione. Non si parlerà di opinioni, io non sono abituato a salire sul pulpito e a dire quello che penso.

Certe cose le lascio a Celentano, lui è bravissimo e basta così».

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