Il Papa a Betlemme: "I muri non durano, si possono abbattere"

Sesto giorno in Terra Santa per Benedetto XVI: "Per me quello di oggi è stato uno dei giorni più memorabili". Dopo aver incontrato Abu Mazen il Papa ha detto: "Sì a una patria palestinese"

Il Papa a Betlemme: "I muri non durano, si possono abbattere"

Betlemme - Prosegue il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Oggi il pontefice ha constatato "con angoscia" la situazione dei rifugiati palestinesi che, lasciando la Cisgiordania "come la Santa Famiglia, hanno dovuto abbandonare le loro case. "Ho visto - ha aggiunto il Papa - il muro che si introduce nei vostri territori, separando i vicini e dividendo le famiglie, circondare il vicino campo e nascondere molta parte di Betlemme". "Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, noi tutti - ha affermato nel discorso di congedo - sappiamo che non durano per sempre. Essi possono essere abbattuti. Innanzitutto però è necessario rimuovere i muri che noi costruiamo attorno ai nostri cuori, le barriere che innalziamo contro il nostro prossimo". "Ecco perché - ha spiegato - nelle mie conclusive parole, voglio fare un rinnovato appello all'apertura e alla generosità di spirito, perchè sia posta fine all’intolleranza ed all’esclusione".

Il conflitto può essere risolto Per Benedetto XVI "non importa quanto possa apparire senza vie d’uscita e profondamente radicato un conflitto, ci sono sempre dei motivi - ha osservato - per sperare che esso possa essere risolto, che gli sforzi pazienti e perseveranti di quelli che operano per la pace e la riconciliazione, alla fine portino frutto". Da qui il suo "vivo augurio" al popolo della Palestina "che ciò accada presto, e che voi finalmente possiate godere la pace, la libertà e la stabilità che vi sono mancate per così tanto tempo". "Vi assicuro - ha promesso Papa Ratzinger ai leader dell’Autorità palestinese - che coglierò ogni opportunità per esortare coloro che sono coinvolti nei negoziati di pace a lavorare per una soluzione giusta che rispetti le legittime aspirazioni di entrambi, Israeliani e Palestinesi".

Il sesto di pellegrinaggio Il Papa è arrivato a Betlemme, luogo cruciale per la cristianità. Ad accoglierlo, nel piazzale antistante il palazzo presidenziale, c'era il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen. Il pontefice ha espresso il proprio dolore per le vittime del conflitto nella Striscia di Gaza. Poi, nel passaggio più politico del suo discorso, il Santo Padre ha invocato la creazione di uno stato palestinese "sovrano e riconosciuto internazionalmente" chiedendo "alle parti coinvolte" e alla comunità internazionale di operarsi nella strada verso la pace. Fino a diecimila persone, secondo gli organizzatori, hanno preso parte alla messa celebrata dal Papa nella piazza della mangiatoia di Betlemme.

Una patria per i palestinesi "La Santa Sede appoggia il diritto a una sovrana patria palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuiti". Lo ha ribadito il Papa appena arrivato a Betlemme. "Anche se al presente - ha detto al presidente Abu Mazen- questo obiettivo sembra lontano dall'essere realizzato, io incoraggio lei e tutto il suo popolo a tener viva la fiamma della speranza, che si possa trovare una via di incontro tra le legittimme aspirazioni tanto degli israliani quanto dei palestinesi alla pace e alla stabilità".

Soffro con chi ha perso familiari a Gaza "Il mio pellegrinaggio nelle terre della Bibbia - ha spiegato il Pontefice - non sarebbe stato completo senza una visita a Betlemme, la Città di Davide e il luogo di nascita di Gesù Cristo. Né - ha aggiunto - avrei potuto venire in Terra Santa senza accettare il gentile invito del presidente Abbas a visitare questi Territori per salutare il popolo palestinese". "So quanto avete sofferto e continuate a soffrire - ha rimarcato - a causa delle agitazioni che hanno afflitto questa terra per decine di anni: il mio cuore si volge a tutte le famiglie che sono rimaste senza casa". Benedetto XVI ha poi ricordato che questo pomeriggio farà una visita all'Aida refugee camp "per esprimere la mia solidarietà - ha sottolineato - con il popolo che ha perduto così tanto". "A quelli fra voi che piangono la perdita di familiari e di loro cari nelle ostilità, particolarmente nel recente conflitto di Gaza, - ha detto - offro l'assicurazione della più profonda compartecipazione e del frequente ricordo nella preghiera". 

Maggiore libertà di movimento "E' mia ardente speranza - ha detto Ratzinger - che i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei Territori Palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l'accesso ai luoghi santi. I Palestinesi, così come ogni altro popolo, - ha ricordato - hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all'educazione e all'assistenza sanitaria". Papa Benedetto XVI ha poi pregato "anche perché, con l'assistenza della comunità internazionale, il lavoro di ricostruzione possa procedere rapidamente dovunque case, scuole od ospedali siano stati danneggiati o distrutti, specialmente durante il recente conflitto in Gaza. Questo - ha commentato - è essenziale affinché il popolo di questa terra possa vivere in condizioni che favoriscano pace durevole e benessere". 

Non cedete al terrorismo Il Papa ha chiesto ai palestinesi di avere "il coraggio di resistere ad ogni tentazione - ha detto appena arrivato a Betlemme - che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo: al contrario fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace". "Fate in modo - ha detto - che ciò vi riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo per il futoro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello scenario del mondo".

La visita all'ospedale Un quarto d’ora in giro per le stanze dell’ospedale pediatrico Caritas Baby Hospital e anche l’emozione di tenere in braccio un bimbo nato prematuro, Elias, che oggi pesa due chili e mezzo: il Papa, oggi in visita alla struttura, vi ha anche portato in dono un respiratore, proprio per la cura dei bimbi prematuri. Il Papa ha visitato anche la cappella. Benedetto XVI, nel suo discorso, ha affermato che "i bambini innocenti meritano un posto sicuro da tutto ciò che può far loro male in tempi e luoghi di conflitto". "Questa istituzione - ha detto - è una oasi quieta per i più vulnerabili, e ha brillato come faro di speranza circa la possibilità che l’amore ha di prevalere sull’odio e la pace sulla violenza". Nel primo pomeriggio il pontefice è stato anche nella grotta della Natività dove ha pregato in ginocchio davanti alla lastra di marmo che indica il punto in cui secondo la tradizione è nato Gesù. Si è recato, infine, nel luogo della mangiatoia, alla presenza anche di cristiani di altre confessioni. 

Il patriarca di Gerusalemme condanna il muro Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme, ha condannato il muro che Israele ha costruito sul confine con la Cisgiordania, salutando il papa nella messa che questi ha celebrato a Betlemme. "Santissimo Padre - ha detto Twal - questa terra dove Gesù ha scelto di vivere per salvare il mondo, ha bisogno di pace, di giustizia e di riconciliazione. Le nostre ferite hanno bisogno di essere guarite, i prigionieri d’essere rilasciati, i nostri cuori d’essere purificati dall’odio, e il nostro popolo di vivere in pace e in sicurezza.

Il nostro popolo soffre e continua a soffrire l’ingiustizia - ha continuato - la guerra (la guerra di Gaza è ancora una ferita aperta per centinaia di migliaia di persone), l’occupazione e la mancanza di speranza in un avvenire migliore".

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