Politica

Il Papa: l’Italia sia laica senza escludere Dio

Gli appelli del Pontefice: «La vita va sempre difesa tanto all’inizio quanto al suo termine naturale. E va tutelata la famiglia fondata sul matrimonio»

Andrea Tornielli

da Roma

È stato un incontro cordiale, con richiami da entrambe le parti alla reciproca indipendenza della Chiesa e dello Stato. A Ciampi che affermava «con orgoglio» la laicità della Repubblica italiana ha fatto eco Benedetto XVI sottolineando che essa è legittima ma che non esclude i «riferimenti etici». Il discorso di Ratzinger è stato nella linea di quello che avrebbe fatto Wojtyla, con gli stessi richiami alla difesa della famiglia, della vita e alla promozione della parità scolastica che anche Giovanni Paolo II ha sempre evidenziato nei sui appelli all’Italia. La visita ufficiale del nuovo Papa al Quirinale, la prima ad un Capo di Stato dopo l’elezione, avviene a meno di due settimane dal referendum sulla fecondazione assistita e allo strascico di polemiche che l’ha accompagnato. Nonostante questo, non ha ricordato per nulla il «gelo» che era sceso sette anni fa, il 20 ottobre 1998, quando l’allora inquilino del Colle, Oscar Luigi Scalfaro, arrabbiato per come l’Osservatore Romano lo aveva criticato dopo il conferimento dell’incarico a D’Alema, accolse Giovanni Paolo II rivendicando il compito di «discernere, di governare e di decidere».
La visita di Papa Ratzinger è incominciata alle 10.33, quando il corteo ha lasciato Piazza San Pietro ed è entrato nel territorio dello Stato italiano. Benedetto XVI, che indossava la mozzetta di seta rossa e la stola papale delle grandi occasioni, è sceso per pochi istanti dalla Mercedes nera scoperta targata «SCV 1» per salutare il ministro degli Esteri Fini e il sottosegretario Letta schierati ad attenderlo. L’auto con a bordo Ratzinger e il suo segretario è stata presa in consegna dai carabinieri in motocicletta e si è diretta verso Piazza Venezia, dove c’è stata una seconda sosta e il Papa è sceso per salutare il sindaco di Roma Walter Veltroni. Una velocissima stretta di mano e poi di nuovo in auto. Il Pontefice è stato quindi «preso in consegna» dai corazzieri a cavallo e ha fatto il suo ingresso al Quirinale.
Il caldo torrido fa soffrire Ratzinger: durante il percorso più volte si è asciugato il sudore con un fazzoletto che teneva nella manica della sottana e per un tratto di strada ha indossato un paio di occhiali da sole scuri. Ricevuto da Ciampi, dopo gli inni vaticano e italiano, il Papa è stato accompagnato a visitare il Quirinale, dove attendevano le delegazioni dei due Stati e dove Ratzinger ha salutato i presidenti di Camera e Senato e il premier Berlusconi. Il Papa ha sostato in preghiera nella Cappella Paolina, quindi è stato accompagnato nello studio della Vetrata, dove alle 11.25 è iniziato il colloquio privato, durato oltre mezz’ora. Al termine, Benedetto XVI e Ciampi sono entrati nel Salone delle Feste per i discorsi ufficiali. Ha preso per primo la parola il padrone di casa, poi ha parlato il Papa, che ha ringraziato per l’accoglienza calorosa.
Benedetto ha sottolineato il suo compito di annunciare il Vangelo «in comunione con i vescovi italiani» e ha spiegato come questo annuncio contribuisca al «progresso sulle vie della concordia e della pace». La Chiesa, ha detto, intende proseguire sulla via intrapresa «senza mire di potere e senza chiedere privilegi o posizioni di vantaggio sociale o economico». Ratzinger cita il Concilio Vaticano II che definisce «indipendenti e autonome l’una dall’altra nel loro campo» la comunità politica e la Chiesa. Definisce «legittima» una «sana laicità dello Stato», ma spiega che questa non significa «escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione». Ribadisce il «cordiale spirito di collaborazione» che lega la Chiesa all’Italia e dice che «sarebbe dannoso» per entrambi «tentare di indebolire e spezzare» questi «vincoli particolarissimi». «Il mio augurio – dice Benedetto XVI – è che il popolo italiano non solo non rinneghi l’eredità cristiana che fa parte della sua storia, ma la custodisca gelosamente e la porti a produrre ancora frutti degni del passato». Si dice fiducioso, il Papa, del fatto che l’Italia «sotto la guida saggia» di chi è chiamato a governarla, possa portare un «contributo validissimo» all’Europa.
Nell’ultima parte del suo discorso, Ratzinger ha parlato delle «preoccupazioni» che accompagnano l’inizio del suo servizio pastorale. E ne elenca alcune, che «non possono non interessare anche a chi ha la responsabilità della cosa pubblica». «Intendo alludere – dice – al problema della famiglia fondata sul matrimonio, quale è riconosciuta anche nella Costituzione italiana, al problema della difesa della vita umana dal suo concepimento al suo termine naturale e infine al problema dell’educazione». Nella famiglia, aggiunge Benedetto XVI, la Chiesa vede «un valore importantissimo che deve essere difeso da ogni attacco». Per quanto riguarda la vita, chiede «che essa sia rispettata tanto nel suo inizio quanto nel suo termine», pur sottolineando la necessità delle cure palliative che rendano più umana la morte.

Infine, per ciò che concerne la scuola, il Papa ha auspicato che, ferma restando la competenza dello Stato a stabilire norme e programmi, «venga rispettato concretamente il diritto dei genitori a una libera scelta educativa» senza oneri aggiuntivi per le famiglie.

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