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Il Papa oggi in Turchia incontrerà Erdogan

Messaggio di Ratzinger: «Dialogo tra le culture e tra le religioni basato sul rispetto e la reciprocità»

Andrea Tornielli

da Roma

Alla fine, complici forse anche l’insuccesso della manifestazione di protesta di domenica scorsa e le sincere aperture manifestate dal Papa verso il popolo turco all’Angelus, il premier Tayyp Erdogan oggi incontrerà Benedetto XVI al suo arrivo ad Ankara. L’incontro è stato confermato ieri da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana: avverrà nella sala vip dell’aeroporto della capitale turca, prima che Erdogan parta per il vertice Nato di Riga ed è previsto che duri una quindicina di minuti.
In Vaticano si guarda con preoccupazione ma anche con speranza alla trasferta papale. Un pellegrinaggio che nelle intenzioni del Pontefice doveva avere soltanto uno scopo ecumenico, legato alla visita al patriarca ortodosso Bartolomeo I: un invito in questo senso era venuto al Papa già l’anno scorso, ma il governo turco, sentitosi scavalcato, non aveva dato il suo benestare. Il viaggio papale si è però caricato di nuovi significati dopo l’incidente di Ratisbona e il fraintendimento delle parole di Ratzinger, criticato per primo proprio dal Gran muftì di Turchia Ali Bardakoglu. Ieri il Papa ha sottolineato di nuovo l’importanza del dialogo tra le religioni: «L’evangelizzazione - ha scritto Benedetto XVI in un messaggio inviato al summit pan-asiatico del Pontificio consiglio della Cultura in corso a Bali – deve essere accompagnata da un impegno di sincero e autentico dialogo tra le culture e tra le religioni, basato sul rispetto, la reciprocità, l’apertura e la carità». E oggi, nell’incontro con Bardakoglu, il Papa ripeterà parole di stima, di amicizia, di grande rispetto verso i fedeli dell’islam.
Proprio per mandare un segnale distensivo a tutto il mondo islamico, Ratzinger ha deciso di includere nel programma del viaggio una visita alla Sultanhamet, la Moschea Blu, che si affaccia sulla stessa piazza dove sorge quella che un tempo fu la straordinaria basilica bizantina di Santa Sofia, trasformata prima in luogo di preghiera islamico e poi in museo. L’immagine del Pontefice che a piedi scalzi e con riverenza entra in luogo considerato sacro dall’islam, varrà più di mille parole.
Ieri Bardakoglu in un’intervista al quotidiano Aksma, ha detto che il viaggio del Papa è «malgrado tutto un passo positivo» ma non «sufficiente ad aprire la porta del dialogo» e a «eliminare il rancore dopo l’inopportuna dichiarazione».
Proprio le parole di apertura e di stima verso il popolo turco pronunciate domenica hanno già fatto un notevole effetto sull’opinione pubblica e sono state commentate molto positivamente dai giornali del grande Paese musulmano. Così come sono state accolte con soddisfazione le parole del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che a Tg2 Dossier ha espresso «l’auspicio che la Turchia possa veramente realizzare le condizioni poste dalla Ue per l’accesso e una integrazione nella comunità». La Santa Sede non si oppone dunque all’ingresso della Turchia in Europa, anche se proprio ieri, alla vigilia del viaggio, è arrivata la notizia della crisi dei negoziati.
Misure di sicurezza imponenti, ancora maggiori rispetto a quelle preparate per la visita del presidente americano Bush (come ha ribadito ieri il vicepremier turco Gul) attendono il Pontefice per una delle visite più blindate della storia del papato. Ratzinger non avrà la possibilità di veri e propri incontri con le folle al di fuori di quelli prefissati. Come primo atto ufficiale della sua visita, il Papa visiterà il mausoleo di Atatürk, il padre della Turchia laica, e firmerà il «Libro d’Oro» scrivendo una breve frase, che sarà la sua prima testimonianza in questo Paese ponte fra Europa e Asia. Dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Necdet Seizer, Benedetto XVI vedrà Bardakoglu, nella sede del Dipartimento degli Affari religiosi, e pronuncerà il suo primo discorso in terra turca. Quindi il Papa incontrerà il corpo diplomatico, pronunciando un secondo intervento dedicato ai rapporti tra Oriente e Occidente. Da domani, invece, la visita assumerà uno stretto significato religioso, e sarà segnata dagli incontri con le comunità cristiane cattoliche, ortodosse e armene.
Sempre ieri, infine, le autorità governative della Turchia hanno bloccato l’apertura del centro stampa gestito dal Patriarcato ortodosso all’hotel Hilton di Istanbul. Il motivo è il riferimento al termine «ecumenico» stampato sugli accrediti distribuiti ai giornalisti.

Una qualifica che la laica Turchia non ha mai riconosciuto al patriarca nel Paese dove è tuttora vietato ai sacerdoti di vestire la tonaca nei luoghi pubblici.

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