Paradossi del Terzo polo Vorrebbe rifare l'Italia, ma non trova un nome

Già si pensa di ribattezzarlo "Nuova Italia", ma c'è chi è affezionato a "Nuovo polo per l'Italia". Anche sulla leadership regna il caos, mentre si profila un duello tra Fini e Casini

Paradossi del Terzo polo 
Vorrebbe rifare l'Italia, 
ma non trova un nome

Roma - Su «Italia» dovremmo esserci, il problema è cosa metterci prima. Un «Nuova»? Un «Terzo polo per»? Magari un «Forza» come peraltro piacerebbe a Rutelli? Oppure semplicemente «Terzo polo», senza Italia? I quattro moschettieri del centrismo equo e solidale (Fini, Casini, Rutelli e Lombardo) avranno pure le idee chiare su come risollevare il Paese, ma le hanno abbastanza confuse sul nome da dare alla santa alleanza per liberare la patria dal berlusconismo. In quel di Todi, per la convention fondativa del gruppone (con una prima fila di volti nuovi, da De Mita a Cirino Pomicino), la sigla ufficiale stampata su pannelli e cartoncini era «Nuovo polo per l’Italia», ma già non sono convinti che sia il nome migliore. Pare ci sia stato un brain storming tra Bocchino, Urso, Buttiglione e Rutelli in cui si sono analizzati i risultati di uno studio fatto dai sondaggisti fidati, Luigi Crespi, ex berlusconiano ora molto vicino a Fli, e Antonio Noto di Ipr Marketing.

Dalle rilevazioni è emerso che la parola «Polo» piace poco all’elettorato terzista, forse perché ricorda vecchie (ma nemmeno tanto) esperienze con Berlusconi. Dunque il «Nuovo polo per l’Italia» sembra già destinato a perdere un pezzo. Via il «Polo», per metterci cosa? Sempre i sondaggisti amici (anche in questo hanno copiato il Cavaliere) suggeriscono «Nuova Italia», che sembra un po’ la casa editrice specializzata in testi scolastici ma piace molto ai finiani. Anche se il loro magazine Farefuturo aveva consigliato un’altra sigla ancora, cioè Polo degli italiani», bocciando il «Polo della nazione» (altro nome ventilato sulle prime) in quanto «dà l'idea di un proclama ingessato e vagamente ottocentesco, in cui per l'ennesima volta un'entità astratta - la nazione - ha la meglio sulle persone in carne e ossa». Gli «italiani» sono ri-spariti, ma l’«Italia» (che secondo Urso «deve esserci) dovrebbe restare. Nessuno ha però ancora avvisato Rutelli e Lombardo, che nelle dichiarazioni e nelle note ufficiali parlano sempre di «Terzo polo», al massimo di «Nuovo polo», mai di «Nuova Italia». Il leader siciliano della Mpa è infatti piuttosto affezionato alla sigla giornalistica di «Terzo polo», mentre altri terzisti (o nuovitalisti?) sembrano preferire la formula codificata nella prima assemblea della nuova compagine. Anche perché la qualifica di terzo, in un sistema bipolare, fa l’effetto di un’auto iettatura. Quindi il numerale potrebbe essere bocciato definitivamente, con il dilemma limitato alla scelta tra «nuovo polo» e «nuova Italia». Si vedrà, certo che resta ancora in piedi, anche dopo la presentazione ufficiale, il problema di come chiamarsi, tema che riflette le profonde differenze tra i movimenti lì provvisoriamente uniti.

Fosse solo il nome, molto più spinosa è la questione della leadership. Troppi galli in un solo pollaio, con almeno due di loro legittimati ad aspirare alla corona di capo, Fini e Casini. Ma siccome il Fli non è classificabile non avendo un peso elettorale certificato dal voto, il primo partito della coalizione resta l’Udc, e dunque il leader designato non può che essere Casini. Ammirevole Bocchino che dice «Casini è il mio leader», ma è impensabile che Gianfranco Fini possa pronunciare una frase del genere. Lo scoglio della leadership però va aggirato e accantonato in questo momento in cui conta soltanto far fuori il nemico, indebolito dalle inchieste sexy. Il problema si porrà dopo, magari salterà pure la coalizione, l’importante non è quello.

Perché a guardarci meglio dentro, il Terzo polo, o Nuova Italia che sia, ne nasconde altri di nodi. La convivenza tra laici e ultracattolici, tra tipi come Della Vedova e Rocco Buttiglione. Anche nella pace delle colline umbre si è intravista qualche scintilla tra neo alleati, subito dopo l’intervento del finiano ex radicale.

«Se qualcuno pensa che il Polo Nuovo nasca per promuovere la scristanizzazione della società italiana ha sbagliato i suoi calcoli» ha sibilato il baciapile Rocco. Che ha anche una variante personale sul nome: il «Partito Democratico dell’area moderata». In effetti, vista la confusione interna, sembra il nome più azzeccato.

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