Paradosso Il Csm processa il giudice che accusa i pm del caso Cosentino

RomaStavolta il Csm è contro un magistrato per difendere altri magistrati. È il curioso caso del Procuratore generale di Napoli, Vincenzo Galgano, chiamato ieri a Palazzo de’ Marescialli a rispondere di un’intervista fatta ad ottobre al Corriere del Mezzogiorno. Diceva lì che troppi pm «fanatici» fanno «errori» e provocano «sofferenze alla gente» e che tra i magistrati ce ne sono «10 stalloni di razza, ma 90 asini».
Apriti cielo! Sono insorte 70 toghe napoletane di Magistratura Indipendente e a Roma hanno trovato sponda in quelle del Movimento per la giustizia al Csm, che hanno chiesto l’apertura di una «pratica a tutela» dei colleghi partenopei. Così, ieri Galgano è finito di fronte alla Prima Commissione. C’è anche la possibilità di un suo trasferimento d’ufficio per incompatibilità o funzionale, ma i più credono che tutto finirà in una bolla di sapone. Non che il Pg se ne preoccupi molto: tra pochi mesi andrà in pensione e si è difeso fermamente, dicendo che finché c’è libertà di pensiero lui non può essere censurato per delle opinioni. Le sue, ha precisato, non erano tanto critiche ai colleghi di Napoli, ma preoccupazioni generali per le sorti della giustizia e lo scadimento della magistratura: mettendosi dalla parte del cittadino, non poteva non lamentarsi di iniziative sbagliate che, persistendo nell’errore, provocavano danni e lungaggini nei processi.
I momenti di tensione non sono mancati e il principale accusatore del Pg era Mario Fresa (Movimento), insieme a Livio Pepino (Magistratura Democratica). Per i togati delle correnti di sinistra Galgano ha infangato l’immagine della magistratura e merita una censura.
Tra l’altro, il Pg nella sua intervista criticava proprio la sezione disciplinare del Csm, che «funziona male», anche perché «lì c’è sempre un collega che giudica su un altro collega». Io la mia parte l’ho fatta, ha ripetuto ieri il Pg, segnalando certe condotte sbagliate, quanto ai risultati però...
Su Galgano si sono accesi i riflettori nella primavera scorsa, quando è intervenuto nello scontro tra alcuni sostituti e il capo della procura Giandomenico Lepore, decidendo di stralciare dall’inchiesta sui rifiuti le posizioni del sottosegretario Guido Bertolaso e del prefetto di Napoli Alessandro Pansa. Sei mesi dopo, sul quotidiano, difendeva ancora Lepore e criticava i pm eccessivamente sicuri delle loro idee, fino a perdere la giusta visione della realtà e la corretta interpretazione delle leggi. Condannava anche il fatto che processi a politici come Bassolino proseguissero da 5 anni, impedendo ai cittadini di sapere la verità. E ieri l’ha ripetuto al Csm. Nell’intervista, ad una domanda sulle indagini su Nicola Cosentino per collusioni con i Casalesi, rispondeva: «Non ho elementi dai quali risultino queste circostanze e per quel che mi riguarda, allo stato, è una persona nei cui confronti non ho nulla da ridire».

Parole che ha ribadito al Csm.
Alcuni laici, come Ugo Bergamo dell’Udc e Gianfranco Anedda del Pdl, l’hanno difeso, ma ora sarà la Commissione a decidere se aprire la pratica o no. Forse giovedì, più probabilmente a dicembre.

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