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Cina, la parata patriottica che disegna lo scenario geopolitico mondiale

Con un'esibizione militare sensazionalistica il presidente Xi si iscrive nel solco del socialismo sviluppista tracciato dai suoi predecessori. I capi di Stato o di governo dei Paesi occidentali hanno tutti declinato l’invito.

Cina, la parata patriottica che disegna lo scenario geopolitico mondiale

Siamo in piena recessione mondiale come lo dimostrano i dati del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. La crisi finanziaria, con il crollo della Borsa di Shangai, ha certamente contribuito all’aggravarsi dell’economia, tuttavia la Cina è lontana da esserne la causa. E seppur scoppiata nel 2007 con la crisi dei subprime negli Stati Uniti, l’Occidente non smette di puntano il dito contro Pechino. Nemmeno era iniziata la parata celebrativa del settantesimo anniversario della vittoria sul Giappone che l’International New York Times aveva già titolato così la prima pagina: “La Cina scivola verso il basso, la butta sullo spettacolo”. Non sappiamo se la decisione delle autorità cinesi di dichiarare per la prima volta nella storia la giornata del 3 settembre come “festa nazionale” sia per mascherare le difficoltà interne dopo decenni di crescita al 10 per cento oppure se si tratti di un segnale revanscista indirizzato al premier nipponico Shinzo Abe e all’alleato statunitense. Fatto sta che le preoccupazioni dalle parti di Washington non sono poche. C’è il fattore economico-finanziario relativo al debito pubblico americano detenuto dalla Cina, come quello commerciale che vede le imprese cinesi impiantarsi in Africa sottraendo porzioni di mercato agli occidentali. Senza dimenticare lo storico accordo raggiunto con la Russia che gli garantisce forniture di gas per trent’anni che annullando la politica delle sanzioni.

La parata militare derisa dal New York Times si è svolta ieri a Pechino lungo il viale Chang’an (Lunga pace) che divide in due la capitale e attraversa piazza Tienanmen. Come accade il primo ottobre, giorno della fondazione della Repubblica Popolare cinese (1949), scuole, fabbriche, e uffici sono stati chiusi in tutto il Paese per consentire ai cittadini di prendere parte ai festeggiamenti. Prima delle esibizioni militari però hanno sfilato gli ospiti stranieri che dopo una passeggiata su un tappeto rosso steso all’ingresso della Città Proibita, sono stati accolti e salutati uno ad uno dal presidente Xi e da sua moglie Peng Liyuan. C’erano il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon, il presidente russo Vladimir Putin e la sudcoreana Park Geun-hye, mentre i capi di Stato o di governo dei Paesi occidentali hanno tutti declinato l’invito delle autorità cinesi preferendo mandare delegazioni di rappresentanza.

Alla gigantesca sfilata, documentata dall’inizio alla fine dal canale Russia Today, hanno preso parte 12mila soldati e soldatesse, 200 aerei da combattimento e circa 500 pezzi di armamenti tra cui i nuovi missili balistici capaci di trasportare testate nucleari a lunga gittata. Sopra il ritratto di Mao, il presidente cinese e segretario del Partito Comunista, nonché capo dell’esercito, Xi Jinping si è affacciato alle 10 del mattino, subito dopo che alle sue spalle, nella Città Proibita, i cannoni avevano sparato a salve 70 colpi. Inaugurando la parata ha promesso che la Cina “non cercherà mai l’egemonia”, né “infliggerà sofferenze” ad altri popoli. Poi ha colto l’occasione per annunciare un nuovo taglio di 300mila soldati dell’Esercito di Liberazione Popolare, circa un 13 per cento di militari in meno (ma contemporaneamente Pechino continua ad aumentare la spesa per la difesa: in media del 10 per cento all’anno).

Il presidente Xi ha sottolineato che lo scopo della parata, indetta per celebrare i 70 anni trascorsi dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale, è stato quello di “ricordare la storia, onorare coloro che hanno sacrificato le loro vite, amare la pace e aprirsi al futuro”. Decine di elicotteri hanno tracciato nel cielo il numero 70, mentre i soldati delle tre armi si incamminavamo verso la celebre piazza di Pechino, centro delle celebrazioni. Ed è così che la Repubblica Popolare Cinese ha fatto leva sul sentimento patriottico della popolazione per risollevare una Paese colpito nei giorni scorsi dalla crisi della Banca di Shangai. Ma per Xi Jinping il destino del Paese rimane identico: percorrere la strada tracciata dai suoi predecessori, ovvero edificare una società armoniosa attraverso uno sviluppo scientifico.

Con qualche sfumatura rossa che in Cina ha da sempre un accezione fortemente nazionalista.

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