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A Parigi un altro guaio: stop al bando del burqa

Parigi La Francia avrà una legge anti-burqa, ma i termini del prossimo dibattito in Parlamento devono essere ancora messi a punto dal governo, sulla base dell’opinione espressa ieri dal Consiglio di Stato. Un divieto assoluto del velo integrale potrebbe venire contestato dal punto di vista giuridico, anche se l’obbligo del viso scoperto può essere giustificato da esigenze di sicurezza e di ordine pubblico in certi luoghi e circostanze. Questa è appunto la sostanza del parere espresso dal Consiglio di Stato francese sul divieto del burqa.
Il parere, che il primo ministro François Fillon aveva richiesto a gennaio, è stato consegnato al capo del governo soltanto in questo momento, ossia all’indomani delle elezioni regionali del 14 e del 21 marzo, che hanno visto la sconfitta dell’Union pour un mouvement populaire (Ump), il partito che fa riferimento al presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy.
Reagendo a tale sconfitta, il capo dello Stato ha rilanciato l’idea della legge destinata a proibire l’uso del burqa in tutti i luoghi aperti al pubblico e dunque anche nelle strade e sui marciapiedi.
Il presidente Sarkozy ha fatto propria l’iniziativa di Jean-François Copé, capogruppo dell’Ump all’Assemblea nazionale, che da mesi si batte per una legge contro il burqa e che insiste su un elemento molto preciso: in Francia occorre rispettare l’obbligo di rendere riconoscibile il volto delle persone. Ovviamente possono essere previste eccezioni, come nel periodo di Carnevale, ma non è immaginabile che sistematicamente alcune persone circolino sulla pubblica via senza essere riconoscibili. A ciò si aggiunge, secondo Sarkozy, il fatto che il burqa costituisca un segno di inferiorità e di subordinazione della donna.
Tuttavia il rapporto del Consiglio di Stato tende a escludere ogni forma di divieto «generale e assoluto» nei confronti del burqa, precisando che una misura simile «non potrebbe trovare alcun fondamento giuridico incontestabile». Questo non ha comunque scoraggiato il primo ministro Fillon, che continuerà a patrocinare, d’intesa con l’Eliseo, la futura legge sul burqa, che potrebbe ottenere qualche sostegno anche dai deputati dell’opposizione di sinistra. Benché soltanto duemila donne utilizzino in Francia questa forma di «corazza integrale» a copertura del corpo e del volto, il dibattito sul burqa è divenuto la nuova frontiera della laicità alla francese, cui anche i partiti di sinistra si sentono particolarmente legati.
Secondo il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Henri de Raincourt, ci sarà dapprima una risoluzione parlamentare, destinata a stabilire che il «velo integrale», ossia il burqa, non è il benvenuto sul suolo transalpino. In seconda battuta sarà discusso il progetto di legge che «conterrà le misure da prendere per raggiungere» l’obiettivo, ha spiegato ieri il ministro, intervenendo in una trasmissione radiofonica.

Ormai, il disegno di legge contro il burqa sta insomma per approdare in Parlamento, malgrado le perplessità espresse dal Consiglio di Stato.

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