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Soumahoro fa finta di nulla: "Viaggiavo molto..."

Il mea culpa mediatico del deputato con gli stivali a Piazza Pulita. "Sono stato poco attento, ma mia moglie mi disse solo che gli enti avevano dei ritardi nei pagamenti"

Soumahoro fa finta di nulla: "Viaggiavo molto..."

"Approfondirò tutti i vari contorni della vicenda e lo farò come parlamentare della repubblica”: questa la conclusione di Aboubakar Soumahoro che ha deciso di confessarsi a Piazza Pulita davanti a Formigli. 
Molte le domande che il giornalista ha posto all’onorevole, quelle che tutti gli italiani si chiedono. Poche le risposte di Soumahoro che, attraverso giri pindarici e idealismi del sindacalismo vecchia scuola, non è riuscito a dare nessuna giustificazione se non un “sono stato poco attento”.

Sulla questione delle coop di famiglia, Karibu e Aid, il deputato di Verdi e Sinistra Italiana sostiene che nel 2020 la moglie disse lui che c’erano dei problemi di stipendio con i dipendenti delle cooperative, ma che erano legate ai ritardi delle pubbliche amministrazioni nei pagamenti.
“Conosco quelle dinamiche di chi da gli appalti e non ci feci caso. Sono stato una volta nella coop ma assicuro che le condizioni non erano quelle che ora vengono descritte”, risponde Soumahoro. 
Condizioni denunciate dalla senatrice Fattori che era stata personalmente in uno dei centri trovando una situazione estremamente precaria, avvertendo anche i vertici di sinistra italiana che però glissarono - come la stessa racconta - .

“Avrei dovuto fare meno viaggi e restare vicino a quel lavoratori, dovevo fare visite improvvisate”, prosegue Sumahoro facendo mea culpa sul fatto di non essere stato presente sul posto e tende a sottolineare che è l’unica scusa che si sente di fare alle persone. Fa strano - certo - visto che la sede di Latina della sua Lega Braccianti è la stessa di quella della Karibu e di Aid.
Nota di buonismo, poi, in cui l’onorevole - almeno a parole - prende le difese dei lavoratori sfruttati: “Hanno fatto bene i lavoratori a parlare e chi ha sbagliato dovrà pagare”.
La domanda è sempre la stessa, ed è anche quella che chiede Formigli al deputato: “Ma poteva davvero non sapere niente vivendo con sua moglie?”. Soumahoro non cede: “Sapevo solo di alcuni ritardi”, “vivevamo a Roma”, “C’era il bambino” e “C’era il lockdown”. Insomma, niente chiacchiere a tavola per l’ex sindacalista e lady Suomahoro, a quanto pare.

Ma alla fine, come ha chiesto il padrone di casa di Piazza Pulita, di cosa viveva Aboubakar prima di entrare in parlamento? “Ho scritto un libro”, ha risposto. Un solo libro che ha permesso all’ancora deputato di accendere un mutuo di 250 mila euro per la durata di 30 anni solo pochi mesi prima di entrare nei palazzi del potere.
E se durante il video in lacrime che ha fatto il giro del web affermava di avere una moglie nullatenente - con borse di fendi e scarpe di Gucci - stasera, in diretta, confessa che “la situazione economica familiare di mia moglie ci ha aiutato (riguardo alla casa ndr)” e che “mia moglie oltre alla cooperativa ha sempre avuto la sua carriera professionale”. Quale non si sa, ma certo è che la Gdf, che già sta controllando i conti, farà chiarezza su questi aiuti da parte di suocera e familiari.

E sulla Lega Braccianti, un po’ come in tutta la confessione, una serie di risposte a caso a domande precise.
“E’ in grado di documentare i movimenti?” chiede Formigli riguardo ai finanziamenti raccolti con la campagna "cibo e diritti" - quei famosi 250mila euro che sembrerebbero, a quanto dicono i braccianti, mai arrivati nei ghetti - .
“Ci ho rimesso, nessuno ci ha imposto di fare queste lotte", risponde Soumahoro completamente estemporaneo, aprendo però la vicenda della denuncia degli ex soci: Sambarè, Alfa e Mamadoue. 
Soumahoro non fa i nomi ma essendo stati sul posto è facile capire il riferimento: “Chi mi accusa oggi, aveva lasciato l’Usb e poi ci è tornato perchè mi avevano chiesto di destinare loro in forma di stipendio parte dei fondi, ma io mi sono rifiutato”.

In realtà, una persona molto vicina all’onorevole e che ha passato gran parte della vita con lui ha raccontato a IlGiornale.it - come abbiamo già documentato nel reportage su Torretta Antonacci - la storia in modo dettagliato, smentendo Soumahoro. “Alpha Barre, Sambarè Soumalia e Mamadoue Balde sono stati pagati da Soumahoro per non dire dei fondi trattenuti. Soumahoro ha aperto tre conti alle poste a Foggia e ha messo 10mila euro per ognuno. Dopo hanno mangiato tutti da quella torta”.
 Versioni contrastanti che in questa vicenda sono all’ordine del giorno.

Ma, a prescindere da ciò, la cosa che veramente fa pensare è che Aboubakar Soumahoro abbia deciso di dire la sua, di rispondere alle domande di un’Italia indignata dall’incoerenza del paladino dei diritti, senza dare una vera a propria spiegazione su nessun fatto.
 Sulle coop Karibu e Aid “è stato leggero” - un po’ come Bonelli quando ha deciso di candidarlo, anche se ora sembrerebbe ritrattare -, sulla Lega Braccianti nemmeno ha accennato alle pesanti accuse che hanno mosso, non quei tre con cui ormai - con tutta probabilità - si è creata una guerra tra clan (dove anche Usb è coinvolta, tutti lo tirano in ballo e dal sindacato solo il silenzio), ma tutti i braccianti di Torretta Antonacci, che noi abbiamo intervistato, impauriti e terrorizzati dall’egemonia dei suoi uomini che controllerebbero tutto.

Questo era il chiarimento che l’Italia si aspettava: probabilmente non sarebbe bastato, ma sicuramente sarebbe stato apprezzato.
Invece no. Se c’è però una cosa di cui Soumahoro è sicuro è che non rifarebbe mai quel video in lacrime: “Chiedo scusa, è stato un momento di debolezza”.

Peccato che le scuse le fa ai suoi “fan” e non ai lavoratori sfruttati delle coop o ai braccianti ai quali ogni mattina i suoi uomini ritirano i soldi per farli lavorare.

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