Parmalat, Geronzi a giudizio per estorsione

da Milano

«Una mostruosità giuridica»: così Ennio Amodio, difensore di Cesare Geronzi, definisce la sentenza con cui ieri il tribunale di Parma ha rinviato a giudizio per estorsione l’attuale presidente di Mediobanca per il suo ruolo nell’affare Parmalat. Il giudice preliminare Roberto Spanò ha stabilito che Geronzi debba comparire in aula il prossimo 6 maggio: di fatto, la posizione processuale del banchiere viene riunita a quella degli imputati del filone principale - tra cui Calisto Tanzi - accusati di bancarotta per il crac del gruppo di Collecchio.
Anche Geronzi, nella ricostruzione compiuta inizialmente dalla Procura parmense, doveva rispondere di bancarotta: convincendo Tanzi a rilevare per 850 miliardi di lire la Eurolat dalla Cirio di Sergio Cragnotti, Geronzi avrebbe contribuito al dissesto di Parmalat. Invece in sede di udienza preliminare il giudice Roberto Spanò ha costretto la Procura a cambiare impostazione: non più concorso in bancarotta, ma estorsione. In pratica, secondo Spanò, Geronzi aveva approfittato della debolezza di Tanzi, pesantemente esposto con Banca di Roma (di cui Geronzi stesso era all’epoca presidente) costringendolo ad accollarsi Eurolat a un prezzo assolutamente fuori mercato. Decisiva, nella ricostruzione di Spanò, è la testimonianza di Fausto Tonna, ex direttore finanziario di Collecchio: «Tanzi mi disse che le banche gli avevano puntato una pistola alla tempia».
Insieme a Geronzi erano stati incriminati Sergio Cragnotti, all’epoca presidente di Cirio, e l’avvocato Riccardo Bianchini Riccardi, che ieri vengono entrambi prosciolti. Per il presidente di Mediobanca - nel cui entourage si fa presente che l’accusa di estorsione è professionalmente assai meno infamante e grave di quella di bancarotta - si apre una battaglia delicata: anche se l’avvocato Amodio afferma che «è molto sorprendente che il giudice si trasformi in accusatore costruendo un’ipotesi di accusa che la Procura ha già scartato. L’imputazione è basata su dichiarazioni rese per sentito dire da Tonna e smentite da Tanzi, un gesto disperato destinato a naufragare».

Invece Tanzi, che ieri era presente in aula, ha manifestato la sua soddisfazione: «Adesso sono molto più sereno, voglio che si dimostri la reale verità». E il suo difensore Gianpiero Biancolella: «È la prova evidente che non si può prescindere dall’influenza di terzi nelle scelte di Parmalat».

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