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Parte l’inchiesta bis: la Regione prepara interrogatori «politici»

Una seconda inchiesta. Tutta politica. La farà la Regione Liguria al proprio interno. Non il Comune direttamente coinvolto negli arresti, ma la Regione che vede molti suoi dirigenti e funzionari chiamati in causa dalle intercettazioni. Il centrodestra compattissimo chiede che le eventuali responsabilità politiche o amministrative vengano accertate. E il centrosinistra non si oppone, voto l’ordine del giorno. Prova a rintuzzare, a prendere le distanze da quello «spaccato miserevole» - parole ripetute con enfasi da Ubaldo Benvenuti - che stavolta emerge tutto all’interno del Pd. Ma alla fine vota compatto: 31 voti su 31 per dare il via libera all’inchiesta interna «che non ha nulla a che vedere con i risvolti penali e il lavoro dei magistrati» ma che di fatto annuncia una serie tutta nuova di «interrogatori» e acquisizioni di documenti..
La commissione presieduta da Alessio Saso (An) dovrà infatti raccogliere tutte le «voci» venute a galla dalle intercettazione, convocare e ascoltare le persone che vengono chiamate in causa. Dirigenti delle varie Asl, amministratori di società partecipate dalla Regione, al limite anche assessori. Tutti coloro dei quali gli intercettati hanno fatto nomi e cognomi, attribuendo loro ruoli illeciti o tentativi di interventi scorretti nella gestione di gare pubbliche. Gianni Plinio, capogruppo di An, che è il primo firmatario della richiesta accolta, quei nomi e cognomi li fa tutti. Matteo Rosso (Forza Italia) preferisce non citarli ma legge le cose che avrebbero fatto, sempre secondo le accuse delle persone intercettate. Ci sono incontri sconvenienti «davanti al distrubutore fuori dal casello» e promesse di «vedere un po’ cosa si può fare» a mettere in imbarazzo anche gli ambienti della Regione.
Claudio Burlando sgombra il campo dalle illazioni, ribadisce che l’unica persona indagata nell’inchiesta della procura, cioè il direttore amministrativo della Asl 2 Alfonso Di Donato, ha già lasciato l’incarico «pur nella presunzione di non colpevolezza che vale anche per lui». Poi attacca, il presidente. Si rifiuta di fare pressioni sul Comune «per dire ad altri enti cosa fare». Ricorda fatti e indagini che vedono coinvolti anche importanti esponenti del centro destra. Poi replica a Plinio e Rosso sul possibile uso di un’auto blu da parte del «figlio di Claudio», visto da uno degli indagati davanti alla questura: «Non era mio figlio - ribadisce Burlando - Le scuole erano chiuse e mio figlio va a scuola in motorino da quando ha 14 anni. Comunque se serve mostrare gli statini delle auto, lo si faccia». Il presidente dell’assemblea legislativa, Giacomo Ronzitti si assume l’impegno di fare gli accertamenti del caso. Come chiesto da Rosso e Plinio verranno raccolti e mostrati ai consiglieri gli statini di servizio del 26 giugno 2007, per togliere ogni dubbio su chi abbia usato (e se l’abbia usata) l’auto blu in quel giorno.
Francesco Bruzzone, della Lega Nord chiede di «resettare tutto e tornare dagli elettori, Regione e Comune», per vedere se davvero la gente è con Burlando e Vincenzi.

Luigi Morgillo, vicepresidente del consiglio ed ex capogruppo di Forza Italia, ricorda la fiducia per il centrosinistra ormai inesistente nei cittadini: dimissioni è la sintesi. Ovviamente richieste tutte respinte. Resta però l’inchiesta interna. «Una vittoria» osserva il centrodestra. E Saso promette rigore negli «interrogatori politici».

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