Chi sono i giovani che a un comando, a un richiamo, a una semplice sollecitazione arrivano a migliaia a Vicenza per protestare contro linstallazione di una base militare americana? La risposta semplice questa volta non arriva alla sostanza della domanda. Si dice: sono giovani di sinistra, pacifisti, antiamericani... daccordo. Ma come manifestano? Con quale stato danimo, con quale bagaglio culturale?
Cè una differenza essenziale tra questo genere di manifestazioni e quelle non meno imponenti e politicamente rilevanti che vedevano un tempo il movimento operaio scendere in piazza guidato dal sindacato e dal Partito comunista, a cui si aggregavano intellettuali, studenti, compagni di strada. Questo vecchio genere di manifestazioni si muoveva su un binario molto preciso che manteneva in parallelo il mito e la storia.
Miti di eguaglianza, di giustizia sociale, di libertà, di progresso... tutti i miti racchiusi nelle canzoni Bandiera Rossa e lInternazionale, profusi a squarciagola durante le marce. Ma al mito si accostava la consapevolezza storica, la conoscenza del ruolo del movimento operaio nellorganizzazione sociale, nella funzione del Partito comunista nella vita politica nazionale.
Il mito spinge allazione, incanta, inebria, esalta. La storia porta alla comprensione politica del significato dellazione. E anche la violenza, che nelle manifestazioni di massa è sempre latente, può essere culturalmente controllata o condannata se lazione si sviluppa allinterno di una consapevolezza storica che fornisce lorientamento politico.
Oggi i giovani possiedono il mito, ma non la conoscenza della storia. Compiono atti esemplari, non politici perché nessuno li ha mai avviati verso una seria e cosciente riflessione storica, perché i primi che dovrebbero sollecitarli a questa riflessione sono anche i primi a contraddirsi politicamente. Sono, appunto, i leader della sinistra che con il loro «ci vado, non ci vado a Vicenza» non esprimono un dubbio amletico, ma una confusione storica che mette in luce tutte le loro contraddizioni politiche.
I leader della sinistra di governo che manifestano a Vicenza contro le decisioni del governo non sono purtroppo semplicemente grotteschi, ma pericolosamente inneggianti a mitologie esemplari che portano ad azioni puramente esemplari (quindi potenzialmente pericolosissime). Se il mito non trova nella storia il suo tracciato, lazione si giustifica soltanto nel suo compiersi e, alla fine, è politicamente inconsistente e il più delle volte qualunquista o violenta.
La massa di giovani che manifesta a Vicenza, che si mobilita, come già capitato, in nome della pace universale, contro lamericanismo guerrafondaio, contro la globalizzazione affamatrice dei popoli è certamente sincera dei propri sentimenti ma altrettanto ingenua essendo del tutto priva di strumenti per quella riflessione storica che incanalerebbe la loro esaltazione per i miti egualitaristi e pacifisti dentro un tracciato politico. E invece tutto è vago e carico di enfasi, tutto è occasionale e contraddittorio: importante è il movimento, essere di qua e di là, agire, intervenire, protestare, essere contro, inveire contro il nemico che fa schifo. Questo è lazzeramento della politica sostituita dallazione fine a se stessa, dallazione esemplare che giustifica se stessa. E come si fa ad arginare la violenza quando tutto è spontaneistico, occasionale, enfatico? La responsabilità è solo parzialmente di questi giovani che comprensibilmente vogliono dire la loro sul mondo in cui vivono, di questi giovani che sinceramente credono nei loro miti. Il problema è che non hanno leader politici di sinistra che li aiutino a riflettere sul significato della nostra storia e che intervengano per radicare nella realtà le loro mitologie elementari.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.