Il discorso sull'antipolitica viene martellato dalle pagine del Corriere della Sera, della Stampa, di Repubblica. Dopo le «analisi unilaterali» di Mario Monti e di Sergio Romano adesso ci troviamo davanti a due versioni politiche, quella difensiva di D'Alema e quella aggressiva di Montezemolo.
D'Alema fa un preciso riferimento ad una data: «Forse torniamo al '92» quando ci fu una crescita esponenziale della Lega che toglieva voti alla Dc, e l'azione mirata della Procura di Milano.
Allo stato attuale la situazione è molto diversa. Come ha rilevato anche Mannheimer, a parte fasi di grande tensione politica, c'è sempre nel nostro Paese uno scollamento più o meno marcato fra sistema politico e società civile. Piuttosto adesso c'è una situazione con la quale D'Alema mostra di non volersi affatto misurare preferendo generalizzare il discorso: oggi la effettiva perdita di credibilità è quella del governo Prodi e del centrosinistra. Nel centrosinistra, poi, oggi sono in rivolta, e per opposte ragioni, sia la sinistra radicale, sia l'ala più moderata (un pezzo di Margherita, Mastella, Dini ecc.), sia l'elettorato generico infuriato per tutti gli errori del governo. Invece, per quello che riguarda il centrodestra, mai la popolarità di Berlusconi è stata così forte e mai intorno all'opposizione di centrodestra c'è stato un tale consenso popolare. Infatti il centrodestra, che pure ha i suoi problemi, in parte vive di rendita rispetto all'incredibile incapacità del governo Prodi a governare e alla permanente crisi politica della sua maggioranza. Ora la sortita di Luca di Montezemolo nel suo ultimo discorso da presidente di Confindustria ha dato un nome alla campagna antipartitica del Corriere della Sera. Per un verso Montezemolo, come ha detto Berlusconi, ha dato voce ad un programma liberistico che era simile a quello del governo di centrodestra e che, nella sua parte condivisibile, non fu realizzato anche per responsabilità del settore della Confindustria che faceva capo ai grandi gruppi industriali e finanziari. Oggi può darsi che Montezemolo abbia un'altra intenzione: intende dar voce a quei settori dei «poteri forti» che hanno sostenuto il centrosinistra, ma che adesso sono delusi da esso e che vorrebbero far saltare l'alleanza tra la sinistra radicale e il sinistra-centro moderato. D'altra parte questi gruppi ai quali Montezemolo ha dato voce vogliono anche evitare che sia il centrodestra guidato da Berlusconi a godere i frutti della crisi di Prodi.
Non sappiamo se Montezemolo ha la capacità di esercitare attrazione (al punto tale da provocare due crisi politiche) su un pezzo forte del centrosinistra. Nell'immediato ci sembra che egli ha così spaventato vari settori del centrosinistra e in primo luogo Prodi e la sinistra radicale, da spingerli a ricompattarsi in chiave difensiva. Bisogna vedere cosa succederà nel medio periodo. Tutto ciò, dall'altra parte, deve spingere Forza Italia, An, la Lega, insieme all'Udc, in primo luogo a vincere queste elezioni amministrative. In secondo luogo, dopo di esse, e i loro riflessi allo stato imprevedibili, deve venire l'ora della serietà: va definito un programma alternativo, va realizzata la federazione, va ribadita la leadership di Berlusconi, mai così popolare come oggi, per cui è bene che i discorsi su improbabili e impraticabili successioni vengano messi nel dimenticatoio. Per parte sua Forza Italia è impegnata a rafforzare la sua caratterizzazione politica, culturale, organizzativa di grande partito di centro, interclassista e pluriculturale, radicato sul territorio. A nostro avviso l'antipolitica va affrontata togliendo i privilegi più eccentrici della classe politica, ma anche lavorando perché i partiti abbiano un rapporto positivo con la società.
In questo quadro i Circoli (quelli della Libertà, quelli del Buongoverno ecc.
*vicepresidente
di Forza Italia
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