Cronaca locale

La passione cieca che porta allo scudetto del baseball

Sono quasi tutti milanesi i campioni non vedenti dei «Thunder’s five»

Claudio De Carli

I Thunder’s five esultano, hanno vinto il campionato nazionale, quindi sono campioni d’Italia e quasi tutti milanesi. Uno si potrebbe chiedere dove sia la notizia, Milano vince sempre qualcosa a livello nazionale alla fine della stagione. Assolutamente vero, ma questi ragazzi non sono certo tra i più fortunati e quando si parla di dea bendata qui è proprio il caso di lasciar perdere anche perché qualcuno di loro la benda è veramente costretto a metterla per poter giocare al pari con gli altri. Dunque, i magnifici ragazzi del Thunder’s five sono ciechi e giocano a baseball, un batti e corri su misura ma con le medesime regole: un diamante, quattro basi, i fuori campo, gli eliminati e un campionato vero e proprio. Il 12 giugno si sono presentati a Bologna e hanno conquistato quel punto che serviva per attaccarsi per la prima volta lo scudetto tricolore sulle maglie. Allenamenti al Saini, qualche partita al Kennedy, una serie di coach vedenti sulle basi che battono le mani o delle palette di legno a seconda dell’azione che occorre impostare, e alcune regole davvero curiose per mettere tutti i giocatori sullo stesso piano. Per esempio se il battitore picchia troppo forte la pallina e non la fa rimbalzare sul diamante, viene eliminato. Chi durante la corsa si allontana di oltre un metro dalle righe del campo è eliminato. Chi vede qualcosa, anche se fossero solo ombre quindi mai e poi mai una palla viene costretto a infilarsi una mascherina nera per non avere «vantaggi». Se una delle due squadre accumula troppo vantaggio si deve fermare e consentire all’altra di recuperare. Nella squadra c’è un peruviano che gioca molto bene anche a calcio e una signora non più giovanissima di cui si sono innamorati un po’ tutti, il vero striker della squadra, miglior media battuta e in difesa una ricezione che nei numeri fa invidia. L’allenatore si chiama Francesco Cusati ed è anche il presidente del Gruppo sportivo non vedenti Milano (www.gsnonvedentimilano.it). Oltre al baseball fanno nuoto, atletica, vela, sci e torball che si gioca tre contro tre con una porta lunga sette metri, una squadra tira e l’altra para, si pratica in palestra dove il più piccolo fruscio si trasforma in un macigno che rotola e rimbalza sulle pareti, quando il silenzio è l’unico vero alleato. È un contrappasso naturale, un senso li ha snobbati, l’altro lo hanno sviluppato all’impossibile, l’udito di questi giocatori straordinario.

Durante il gioco silenzio please, queste sono partite da vedere.

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