Passione e creatività ecco quattro storie di cervelloni milanesi

Un secondo diploma, una seconda laurea e una seconda cerimonia, con tanto di ermellino, quella che ha visto protagonisti 400 studenti dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Ieri, infatti, i giovani studiosi sono stati proclamati dottori, ovvero hanno conseguito il dottorato di ricerca, il più alto livello di formazione professionale. L’università Cattolica, che si articola nelle sedi Milano, Piacenza, Cremona e Roma, vanta nel suo courriculum 17 scuole di dottorato e 4 corsi, che spaziano su tutti i campi del sapere, dalla biolopìgia molecolare alla filoogia classica, dall’economia alla sociologia. Ma quale il futuro aspetta questi intellettuali in erba? A rispondere è Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda che ha tenuto la lectio magistralis sul tema «la crisi e il ruolo della conoscenza»: «Secondo un recente sondaggio in Italia il 75% dei dottori lavora nel pubblico e solo il 10% all’estero: molti sono impegnati in settori che hanno studiato, e quasi tutti denunciano una retribuzione troppo bassa». Scroscio di applausi. Ma i «dottori» sono anche coloro - come sottolinea il rettore Lorenzo Ornaghi - che «permetteranno al paese di uscire dalla crisi, rappresentando una preziosa risorsa di innovazione per l’intero tessuto produttivo nazionale».

Il segreto per continuare a studiare nonostante le difficoltà e le prospettive non proprio rosee? La passione, che tutti i ricercatori hanno dimostrato, e la voglia di realizzare le proprie idee e i propri sogni. La dimostrazione? Le storie milanesi che abbiamo raccolto.

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