Pato ha il mal di pancia ma non solo per Allegri

Pato ha il mal di pancia ma non solo per Allegri

Pato è uscito allo scoperto. E ha trovato il coraggio per raccontare il suo malumore. L’ha fatto dopo aver subito un paio di esclusioni (contro Siena e Cagliari) e un affronto (la fascia di capitano è passata a Thiago che aveva meno anzianità di lui), parlando del rapporto insoddisfacente con Allegri e non solo. Che Pato non fosse lieto dell’eventuale arrivo di Tevez, lo si intuì giovedì 15 dicembre, a Milanello. Nell’occasione (colazione di Allegri con i cronisti), Barbara Berlusconi ripetè il seguente concetto: «Il Milan ha un attacco super». Era un complimento per Ibra e soci ma anche un giudizio tecnico riferito all’attuale drappello, Pato compreso naturalmente. Passò inosservata la frase della Berlusconi jr, non la sua presenza alla colazione nella veste di componente del cda milanista: presentandosi col suo vitino da vespa in bella evidenza volle indirettamente smentire le “voci“ di una gravidanza che già giravano per le redazioni.
Pato è uscito allo scoperto. Può darsi che la presenza al suo fianco di Barbara, gli abbia donato quel coraggio mai avuto prima, dai tempi di Ancelotti in poi. Ha chiesto ad Allegri di spiegargli a voce le correzioni da dare al suo modo di giocare e di interrpetare il ruolo di primo attaccante. Ma le censure di Allegri e dello staff tecnico più che al calciatore Pato attengono al temperamento molle del brasiliano, poco incline a spendersi lungo tutta la partita con intensità. «Deve essere più cattivo sotto porta e giocare con maggiore intensità», il giudizio ripetuto da Mauro Tassotti in una intervista a Sky. Proprio Ancelotti che fu il suo primo precettore riferì più volte: «Pato ha a disposizione una Ferrari che non lancia mai alla massima velocità». Stessi rilievi, insomma. Per capire una plastica rappresentazione basta guardare al suo blitz di Barcellona, in Champions league: pronti, via e piantò uno scatto che incenerì la difesa catalana, firmando il gol del vantaggio rossonero. Allegri e il resto del Milan pretendono da Pato che ripeta lo stesso numero 4-5 volte per partita.
Sostenere che Allegri sia un tipo scontroso è una tesi difficile da accreditare. Anche perchè Taiwo gli ha rimproverato il contrario: «Mi parla tanto e velocemente». Il nodo allora è il seguente: Allegri e il Milan, qui inteso come spogliatoio, sono convinti che Robinho sia più utile alla patria, riempia di generosi recuperi le sue perfomances. La carenza però è quella che tutti riconoscono: davanti alla porta, il piede gli fa “giacomo giacomo“, trema insomma. Mica un difetto da niente per un attaccante! Mentre Pato ha una media prodigiosa: 60 gol in 137 presenze. Non solo. C’è un altro aspetto da considerare: a Pato non vengono perdonati certi suoi comportamenti anarchici, mentre si dimenticano le sue imprese balistiche. A Ibra, che è poi il leader incontrastato dell’ambiente, sta benissimo Cassano, piace anche Robinho (nonostante il litigio di Cagliari), gli andrebbe bene persino Inzaghi, con Pato ha dovuto spesso gridargli suggerimenti, posizione da tenere sul campo. Il contratto di Pato è lungo altri due anni e sei mesi, scadenza prevista nel 2014. A gennaio, nonostante le voci di un interessamento del Psg e di Leonardo, non ci saranno novità. «É incedibilissimo» la frase di Galliani. Eventuali scelte matureranno a giugno prossimo.


Sulla storia della fascia di capitano, passata a Thiago Silva (in assenza di Ambrosini) invece che a lui, Allegri e Galliani hanno deciso in sintonia perfetta. Hanno cambiato metodo (dal ’61, con Liedholm, non c’era un capitano straniero) per premiare il fuoriclasse della difesa e per “blindarlo“ in vista di possibili tentazioni provenienti da Barcellona o Real Madrid.

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