Patty Pravo: «Mi ero ritirata ma i giovani... che delusione»

La cantante giovedì all’Arena di Verona, clou del suo tour estivo. Poi al via quello con l’orchestra sinfonica

da Milano

Mancano i concerti all’Arena di Verona (giovedì) e all’Arena Flegrea di Napoli (il 27), poi Patty Pravo finirà il suo lungo tour estivo nei più bei luoghi d’arte e di interesse naturale. Un tour che - con poca fantasia ma con realismo - può definirsi trionfale, con punte di 35mila spettatori in alcuni show. A 60 anni si riscopre ecologista? «La natura è la più alta forma d’arte - risponde Patty - e un incredibile mistero. Il bello non può far male, e trovo che l’estetica dei luoghi rafforzi le immagini delle canzoni. Ora preparo una serata speciale a Verona».
Cioè?
«Non voglio anticipare troppo, ma riprenderò alcuni miei brani poco noti, qualche pezzo di Ferrè e De Moraes e anche qualche blues. L’Arena è un posto sacro che va onorato».
Prima di lei ci andrà Jovanotti e dopo Elisa: una sfida?
«È un onore rappresentare il pop in un tempio della musica».
Un tour che le ha dato grandi gioie: ma dove trova le energie?
«Mi sento una 30enne. Prima di salire sul palco ho sempre una fifa blu, ma poi scopro che il concerto è la mia vita, che sono nata per quello e allora la passione supera tutto. In questo senso mi sento come Patti Smith. Oggi mi scateno, però salta oggi salta domani prima o poi mi dovrò fermare».
Intanto però mette in cantiere sempre nuovi progetti.
«Il 5 ottobre comincio le prove del tour con l’Orchestra sinfonica, con cui girerò i teatri storici».
Cambia tutto, dagli arrangiamenti all’interpretazione.
«Sì, però l’orchestra mi rassicura e mi esalta, mi ricorda quando ero bambina e ascoltavo musica con i miei genitori, Peggy Guggenheim e Ezra Pound».
E poi?
«Canterò in America, da New York ad Atlanta, poi ci sarà il dvd dal vivo e un nuovo album, una faticaccia».
Non ha mai pensato di ritirarsi?
«Sì, e l’ho anche fatto negli anni Ottanta, sperando che ci fosse un ricambio generazionale, nuovi talenti, e invece nulla».
Come nulla?
«Ci sono tanti bravi giovani ma mancano le voci, le personalità. Per questo vanno forte i vecchi, dai Led Zeppelin ai Queen».
Ha inciso il nuovo video de La bambola travestita da Amy Winehouse una citazione, una parodia. Cosa ne pensa?
«È nato tutto un po’ per gioco. Ho registrato una versione rock de La bambola cercando di darmi un’immagine nuova ed è venuta fuori Amy Winehouse, una vera artista che trasmette tutta la sua carica attraverso la sofferenza personale. Ha l’immagine “tanto non arrivo a 30 anni” che avevo io da ragazzina».
E le bambole di plastica del videoclip?
«La speranza che ci siano sempre meno donne-bambola da far girare come si vuole».
A lei è mai capitato di essere una bambola?
«No, dormo sotto un ponte piuttosto che fare una cosa controvoglia».
Neppure agli esordi, al Piper?
«Neppure lì. Avevo 15 anni e da Venezia decisi di andare a Londra, ma scoprii che a Roma, al Piper, c’era un nuovo mondo. Crocetta, il patron, mi diede fiducia. Comprai gli strumenti con una cambiale - la prima e l’ultima della mia vita - perché con Ragazzo triste e La bambola diventai subito “ricca”».


Niente progetti televisivi?
«La tv confonde la leggerezza con lo spettacolo leggero. Non sono contraria alla tv, di certo però con Sanremo ho chiuso. E non voglio andare all’Isola dei famosi, l’avventura la trovo da sola, attraversando il deserto o l’Oceano».

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