da Milano
«Non andrò a Sanremo, ma non esiste polemica né tantomeno un giallo», dice allegramente Patty Pravo che, comunque, vuol togliersi un sassolino dalla scarpa sul presunto caso del burqa. «Non ho mai detto né pensato di voler indossare il burqa al Festival; ho troppo rispetto per il buon gusto e per la cultura islamica, mi parrebbe una grande offesa portare un tale simbolo nel carrozzone sanremese. Quando ho letto la notizia mi sono detta: e il microfono dove lo metto?». Da donna di mondo Patty morde ma con eleganza, con il piglio sofisticato e sincero che contraddistingue il suo canto e la sua vita, raccontando comè andata davvero la vicenda. «Non so chi abbia montato questa cosa, perché Pippo Baudo mi ha contattato, io ho risposto ci penso e poi non ci siamo più sentiti. Lui voleva un medley dei miei classici ma la cosa mi pareva triste. Ho pensato quindi a due brani significativi come Salma Ya Salamà, inno alla pace firmata da Sadat e Begin nel 77, e I giorni dellarmonia. Tra laltro Salma viene dal mio nuovo cd, la eseguo spesso, domani la canterò a Quelli che il calcio e tutti vedono come sono vestita. Questo è tutto».
Non ci saranno ripensamenti, visto che in politica in questi giorni sono allordine del giorno?
«No, è deciso, si è creata troppa confusione su una cosa di cui non era ancora stato deciso nulla. Sanremo non mi mancherà, ho tanti progetti».
Ovvero?
«In Francia la mia versione di Col tempo di Leo Ferrè ha un grande successo. In maggio parte la mia doppia tournée. Da un lato canto con unorchestra di 70 elementi in teatri come La Fenice e il San Carlo di Napoli; dallaltro con la mia band pop rock. Sarà un lungo giro attraverso lEuropa. Sto anche preparando un nuovo cd».
Una faticaccia.
«Ma io vivo per i concerti, è lì che sfogo la mia anima. Sanremo è un palcoscenico importantissimo, ma non si può vivere dimmagine con lesibizione di una sera. Io sto in mezzo al pubblico, sono immersa nel rocknroll fino allultimo respiro... è uno stile di vita».
Per le emozioni che trasmette la paragonano a Patti Smith.
«Siamo molto simili per sensibilità artistica e per scelte. Anche lei, come me, si ritirò negli anni Ottanta».
Perché lei si ritirò?
«Speravo in un giro di boa, in unevoluzione del mondo. Non è cambiato molto così ho deciso di tornare in scena; ho il dono del canto e mi sembra giusto regalarlo a chi lo apprezza. Ogni giorno provo più entusiasmo, ci metto più fantasia... ».
Non le manca il ruolo di icona del beat, i tempi del Piper: lì sì che avete dato una bella scossa...
«Eravamo giovani e giustamente celebravamo la gioventù. È stato un momento irripetibile ma io non mi sono mai sentita un idolo».
Se ripensiamo al suo modo di cantare e ballare, alle sue minigonne...
«Ero una persona libera in un mondo libero. Grazie a Dio sono nata a Venezia e cresciuta con gente che mi ha amato e al tempo stesso mi ha insegnato tanto, come Ezra Pound. Mi sono sempre espressa secondo ciò che sentivo, senza dar retta a nessuno. Noi ragazzi abbiamo portato nuovi stili, nuove mode e tanta voglia di divertimento».
Nel quarantennale del Sessantotto cosa ricorda?
«In quellanno ero in giro per il mondo e non ho seguito ciò che accadeva in Italia. Quando sono tornata ho trovato tutti molto incazzati, e molti lo sono ancora adesso. Ho sempre voluto star fuori dai carrozzoni e pensare con la mia testa».
Che opinione ha della politica di oggi?
«Sono orgogliosa di non avere mai votato e ciò che succede oggi non contribuisce certo a farmi cambiare idea, finché qualcuno non avrà delle proposte concrete e non demagogiche».
Lei è sempre sicura, vincente anche in casi in cui sembra sconfitta come questo di Sanremo. Nessuno lha mai messa tra «le dieci bambole che non piacciono più», come dice il suo classico?
«No, perché io non mi piego. Preferisco vivere sotto un ponte che fare qualcosa che non mi piace.
E Sanremo dove lo guardiamo?
«Due anni fa me ne andai a San Francisco, lanno scorso in Francia. Stavolta, tra una prova e laltra, gli darò unocchiata».
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