Dal Pd all’Idv si leva il coro: faccia un passo indietro

ASSE I finiani Granata e Bocchino in linea con Di Pietro chiedono la testa del ministro

RomaSul ministro Scajola si addensano le nubi. È caccia grossa nei confronti del titolare delle Attività produttive, messo all’angolo da tutte le opposizioni, anche quelle interne. Perché se la senatrice piddina Anna Finocchiaro pretende che il ministro «venga in Parlamento a spiegare come sono andate le cose», l’onorevole del Pdl Fabio Granata, vicinissimo al presidente Fini, va oltre: «Scajola faccia un passo indietro per il bene del Paese e della maggioranza». Granata è il primo a lanciare la granata in casa sua: «Chi è colpito da accuse circostanziate, tali da negare l’esistenza di un fumus persecutionis, dovrebbe fare un’autonoma riflessione politica...». Ossia dimettersi. Ammette, quest’ultimo, che «sotto sotto mi si accusa di fare l’occhiolino all’Italia dei valori» ma su questo terreno non molla. Anzi: «Io e Bocchino chiederemo al capogruppo Cicchitto di presentare un ordine del giorno per creare una corsia preferenziale alla legge anti-corruzione». Identica posizione dell’altro finiano doc, il vicario dimissionario Bocchino perché «la politica - dice - deve essere trasparente, non ci deve essere nemmeno un centimetro quadrato di ombra per l’opinione pubblica». I finiani, insomma, scaricano Scajola mentre Di Pietro annuncia che porterà in Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del ministro. «Ci auguriamo che le altre forze politiche non si tirino indietro. È la richiesta di un’assunzione di responsabilità», dicono l’ex pm e il capogruppo alla Camera Donadi. La motivazione è che basta l’ombra del sospetto per chiedere, ai sensi della Costituzione e del regolamento della Camera, la sfiducia nei confronti di un ministro.
Anche se Scajola è pronto a chiarire la sua posizione prima ai magistrati e poi alle Camere, l’Italia dei valori affonda: «Quanto sta emergendo dalle pagine dei giornali è di una gravità inaudita». L’esponente della sinistra radicale Paolo Ferrero tuttavia non crede che in Parlamento ci siano i numeri per dimissionare Scajola: «Il problema non è presentare una mozione di sfiducia, che verrà respinta. Ma è dare vita a una grande manifestazione di tutte le opposizioni, parlamentari ed extraparlamentari, affinché il governo Berlusconi se ne vada al più presto».
Più soft la posizione della Finocchiaro che dispensa cautela visto che «in linea di principio io aspetterei sempre, prima di avanzare una richiesta di dimissioni, che venga formalizzato un capo di imputazione». Così come quella dell’Udc, altra branca dell’opposizione che «si accontenta» di sentire il ministro «in Parlamento per un chiarimento sul suo presunto coinvolgimento. Proprio perché siamo sempre stati garantisti e continuiamo a esserlo - precisa il presidente dei senatori centristi Gianpiero D’Alia - ci auguriamo che il ministro voglia intendere la nostra richiesta non come una presunzione di colpevolezza, ma come un necessario dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini e delle istituzioni». E pure Dario Franceschini non si sbilancia subito: «Chiederemo alle rispettive conferenze dei capigruppo che venga immediatamente fissata la data in cui il ministro sarà ascoltato dal Parlamento».
Di fatto, la vera sponda i dipietristi la potrebbero trovare nei finiani che, per primi, hanno chiesto a Scajola di farsi da parte. Spiega Granata: «Nel bagaglio di ogni uomo di governo deve essere sempre presente il senso dell’opportunità politica e la forza dell’esempio».

Resta da capire come voterebbero gli esponenti della minoranza pidiellina qualora si arrivasse a una mozione di sfiducia: «Anche in questo caso - assicura Granata - nessun complotto comunista o finiano all’orizzonte...».

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