Politica

Pd diviso su riforme e lavoro Duro scontro Ichino-Fassina Ma per Bersani "non è vero"

Il giuslavorista Pietro Ichino polemizza con il responsabile economico del Pd, che lo aveva accusato di rappresentare solo il 2% del partito

Pd diviso su riforme e lavoro Duro scontro Ichino-Fassina Ma per Bersani "non è vero"

Bersani da giorni fa il pompiere. Getta acqua sul fuoco delle polemiche per cercare di mostrare un partito unito. Ma il Pd, specie sui temi economici, è profondamente diviso. Al centro di un vivace confronto-scontro ci sono le tesi di Stefano Fassina, il responsabile economico del partito, che per molti sono troppo poco riformiste. Parlando con il Messaggero Bersani difende il suo dirigente: "Quelle di Fassina sono le posizioni deliberate dalle nostre assemblee, sono bollate come tesi di una sinistra impotabile, mentre si tratta di idee liberali discusse ovunque". Poi precisa il suo discorso: "Il fatto che le sole misure di rigore e di austerità non accompagnate da politiche di equità e di crescita ci portino contro un muro, è teoria condivisa da tutti i liberali del mondo".

A rintuzzare la polemica provvede il senatore Pietro Ichino, che nei giorni scorsi è stato preso di mira, manco a dirlo, proprio da Fassina: "Una linea ha il 2%, l’altra il 98 per cento. Io capisco Ichino. Lui rappresenta quel 2% e per farlo valere, per difenderlo ha bisogno di andare sui giornali tutti i giorni". Oggi il giuslavorista dalle colonne di Europa replica così. "Il 2% del Pd di cui parla Fassina sarà anche piccolo, ma è potentissimo. È riuscito a prendersi la maggioranza dell’intero gruppo dei senatori democratici, tra i quali due vicepresidenti del Senato, poi i leader delle due grandi minoranze del partito, Walter Veltroni e Ignazio Marino, il vicepresidente del partito Ivan Scalfarotto, l’intera associazione Liberal Pd presieduta da Enzo Bianco". Poi il professore rincara la dose: "Riesce persino a infiltrarsi tra le file della maggioranza contagiandone esponenti di primo piano come Enrico Letta, Massimo D’Alema e Giuliano Amato". E non contento dei meriti elencati prosegue con la lista: "Il 2% negli ultimi tre anni ha organizzato 450 incontri pubblici in ogni parte d’Italia, si è tirato dietro l’intera Uil e persino il neo-presidente del Consiglio se ne è lasciato suggestionare; e ha indotto i giornali, le radio e le tv a parlare tutti i giorni del progetto flexsecurity".

Ichino va avanti e si pone una domanda provocatoria: "Non sarà che (giornali e radio, ndr) parlano solo di quello perché nessuno ha capito che cosa proponga Fassina per voltar pagina rispetto al regime di apartheid fra protetti e non protetti?". Lo scontro tra le diverse anime del Pd è evidente. Bersani ancora una volta dirà che non ci sono problemi e che si tratta solo di una salutare dialettica interna al partito. E che in tutto il mondo, e in tutti i partiti democratici, avvengono cose di questo genere. Tutto vero. Però, una volta "archiviato" Monti (a meno che Bersani non voglia candidare il senatore a vita come leader del centrosinistra) il Pd dovrà dire chiaramente cosa intende fare, e con chi.

A meno che Bersani non ritenga utile presentarsi al giudizio degli elettori con un partito profondamente diviso su temi essenziali quali l'economia e il lavoro. Ma in questo caso se dovesse vincere come farebbe poi a governare?

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