Pdl all’assalto dei comuni rossi Pavia e Bergamo sono azzurre

Lo spoglio fino a tarda notte: nelle città il centrodestra avanza ovunque, altre vittorie vicine. I democratici riescono a difendere Livorno e Bologna

Gino Di Bartolomeo non è persona scaramantica. Non ha nemmeno aspettato che fosse scrutinata la metà delle sezioni. Dopo quindici anni consecutivi di governo del centrosinistra, a Campobasso hanno deciso che era il caso di non rimandare oltre i festeggiamenti. Fuochi d’artificio per il candidato del Pdl, eletto sindaco al primo turno con oltre il 56 per cento delle preferenze. Il suo avversario, Massimo Romano (Idv), lo guardava da un lontano 18,3%. È l’aria che cambia, e che ha iniziato a soffiare in tarda serata. Da Nord a Sud. Cinque anni fa, la partita per i 30 comuni capoluogo era finita con la netta vittoria dell’(allora) Ulivo: 26 a 4. Preistoria.

Così Alessandro Cattaneo, a trent’anni, da compiere venerdì, diventa il più giovane sindaco di Pavia con il 54,37% dei voti. Diciannove punti percentuali in più di Andrea Albergati, candidato del centrosinistra (Pd, Italia dei Valori, Partito Socialista e due liste civiche), e anche il capoluogo lombardo cambia bandiera. Allo stesso modo Bergamo, dove Franco Tentorio (Pdl) sfonda quota 50%. L’assalto del centrodestra ai Comuni rossi passa anche per Firenze, dove l’enfant prodige Matteo Renzi non riesce a evitare il ballottaggio. «Mastica amaro», e ammette di essere «deluso».
Scolora la roccaforte rossa Bologna, anche se sembra tenere.

Il Pd può tirare un sospiro di sollievo. Nonostante il Partito democratico bolognese abbia perso alle Europee ben 9 punti percentuali rispetto alle Politiche del 2008, passando da oltre il 49% al 40,3%, il suo candidato a sindaco, Flavio Delbono, sostenuto dall'ex premier Romano Prodi, ce l’avrebbe fatta al primo turno con il 50 e spiccioli delle preferenze. Un risultato comunque lontano dal 55,9% che nel 2004 portò Sergio Cofferati sulla poltrona di sindaco. Inoltre, se i numeri saranno confermati alla fine dello spoglio, per la prima volta salirebbe a Palazzo d’Accursio un primo cittadino non espressione del Pci-Pds-Ds, ma pescato dalla componente margheritina del Pd. E anche questo è un segnale per il partito che ha perso voti nell’astensionismo (-5% l’affluenza), ha consegnato preferenze all’Idv e ha disperso altri voti, finiti a candidati concorrenti nell’area di sinistra, tra cui il politologo Gianfranco Pasquino.

Le divisioni e i litigi nel fronte del centrodestra hanno fatto il resto: Alfredo Cazzola, ex patron del MotorShow e del Bologna Calcio, civico sostenuto da Pdl e Lega, si è fermato al 28,6%, anche perché in città il Carroccio è cresciuto sì, ma non ha sfondato; l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, sostenuto dall’Udc, ha fatto peggio, non andando oltre il 12,5%.

La partita si gioca anche su altri tavoli. A Perugia, per prendere il posto di Renato Locchi (Pd), il centrodestra, col Pdl allargato all’Udc, ha candida Pino Sbrenna, ex Dc; il centrosinistra schiera Wladimiro Boccali, attuale assessore all’Urbanistica. E Boccali ce l’ha fatta al primo turno, poco sopra la soglia del 53 per cento. Ad Ancona a febbraio il sindaco Fabio Sturani (Pd) si è dimesso ed è arrivato il commissario.

Tra i candidati l’ex sindaco espulso dal Pd Renato Galeazzi (lista Vola Ancona) e Fiorello Gramillano, preside di liceo, su cui puntano Pd e parte del centrosinistra. Pdl e Lega sono con Giacomo Bugaro, consigliere regionale. L’Udc correva da sola con Andrea Speciale. Totale, ballottaggio tra Gramillano (40,9%) e Bugaro (33,8%).

A Pescara, larga vittoria per il candidato del Pdl Luigi Albore Mascia, sindaco al primo turno. Ballottaggio anche a Ferrara, dove Tiziano Tagliani (Pd), si ferma al 45,8 per cento. La partita con Giorgio Dragotto (Pdl, al 25,5%) è ancora aperta.
(ha collaborato Claudia B. Solimei)

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