Pdl alla conta dei voti: oggi la direzione Berlusconi: "Gianfranco? E' un ospite"

Oggi il super vertice: ecco come funziona. Berlusconi prepara l’incontro con l’ex leader di An, che non fa parte della direzione del partito. Intanto il presidente della Camera rilancia: "Voglio risposte politiche, finora non sono arrivate". Poi il Cavaliere "ruba" la citazione al ribelle: "Le correnti sono metastasi dei partiti"

Pdl alla conta dei voti: oggi la direzione 
Berlusconi: "Gianfranco? E' un ospite"

Roma - «La direzione nazionale del Pdl è convocata da tempo, per analizzare il risultato elettorale e discutere di riforme». Quando rientrano a via dell’Umiltà dopo la riunione fiume con Berlusconi a Palazzo Grazioli, sia Verdini che La Russa sono esattamente sulla stessa linea. Perché, è il senso del loro ragionamento, non si tratta di un appuntamento dedicato al caso Fini. Sul punto, infatti, Berlusconi è stato piuttosto chiaro: sarebbe dargli «molta più importanza di quella che ha». Alla vigilia della riunione all’Auditorium della Conciliazione (attesi oltre 400 partecipanti di cui 171 con diritto di voto), dunque, la linea del Cavaliere non cambia. Se il presidente della Camera chiede e vuole diritto di parola e dissenso - ripete più volte ai coordinatori del Pdl - l’avrà, se cerca altro o se pensa di logorare maggioranza e governo nei prossimi tre anni se lo può scordare. Di correnti, poi, neanche a parlarne: nessuno può impedirgli di farla - spiega ai suoi il premier - ma nessuno può impedire al partito di non riconoscerla. D’altra parte, dice Verdini, «il Pdl è un partito che per sua natura non le prevede visto che gli elettori si riconoscono in un programma e in un leader» e «la classe dirigente non può che prenderne atto».

Il punto, però, sta soprattutto nella prospettiva. Perché, dice Brancher, «con oggi cambia poco». Come spiegava Berlusconi ai colonnelli leghisti due giorni fa, infatti, «Fini lo aspetto alla prova dei fatti». Cioè l’iter parlamentare delle riforme, dei decreti delegati del federalismo e dei provvedimenti più delicati (intercettazioni in primis). È lì che l’ex leader di An - forte anche del suo ruolo istituzionale - dovrà dimostrare di «non voler fare la guerriglia al governo». Ed è anche per questa ragione che terminato l’incontro con i coordinatori il Cavaliere ha alzato il telefono e chiamato uno a uno tutti i ministri per chiedergli di intervenire davanti alla direzione nazionale e raccontare le cose fatte in questi due anni. Ad aprire l’appuntamento dovrebbe essere proprio il premier («un intervento di cinque minuti, speriamo non siano cinquanta... », scherza La Russa), poi toccherà ai coordinatori e prima di pranzo a Fini. Chiusa alle 18 con conclusioni di Berlusconi (il testo è stato preparato, ma sarà rivisto e tarato per replicare all’ex leader di An). In mezzo interventi liberi tra cui, appunto, quelli di quasi tutto il governo. Per rispondere alle obiezioni del presidente della Camera con l’immagine di un esecutivo solido, visto che di ministri finiani ce n’è ormai uno solo (Ronchi). Una giornata, dunque, nella quale il caso-Fini dovrebbe essere solo una parentesi, anche perché - ragiona il premier nelle sue conversazioni private - alla direzione nazionale del Pdl «Fini è un ospite» visto che «non ne fa parte» e «non ha quindi diritto di voto». E il voto, assicurano sia La Russa che Verdini, «ci sarà». Sulla relazione del Cavaliere e su un documento che potrebbe anche prevedere regole di comportamento deontologiche per gli iscritti, giusto per evitare - spiega il ministro della Difesa - di andare avanti con questo «perenne congresso in tv» che «pare un reality» (chiaro riferimento a Bocchino e Urso). Berlusconi, infatti, è deciso a dare un segnale forte e «mettere fine a questa guerra civile». Tanto che non esita a mandare un messaggio forte a Fini proprio alla vigilia della direzione. «Le correnti - dice a sera - sono una metastasi, mi auguro che non ci siano scissioni». Un’uscita che il presidente della Camera - che nel suo intervento di oggi chiederà «risposte politiche» - legge come «intempestiva» e «una provocatoria».

Si andrà alla conta, dunque. Su 171 avanti diritto al voto, Fini ha dalla sua tra i 17 e i 19 voti. E non è dato sapere se sia intenzionato a presentare una contromozione. Cosa che ieri auspicavano Alemanno, La Russa, Gasparri e Matteoli durante una riunione nella sede di Nuova Italia. Presenti i 76 ex An che hanno firmato contro Fini e quasi una ventina di quelli che lo hanno sostenuto (tra loro Ghiglia e Catanoso) perché «una cosa è la solidarietà umana altra è spaccare il Pdl».

Un auspicio che ha una spiegazione semplice: se Fini mette nero su bianco che ha 17 o 20 voti su 171 formalizza di avere in mano il 10% del partito e allora sì che si dovrebbe rivedere la quota 70-30, ma a ribasso per l’ex leader di An.

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