da Roma
Che la querelle siciliana sia ormai in dirittura d’arrivo, lo si capisce soprattutto dai toni che usa a sera davanti alla platea riunita al Residence di Ripetta. Perché sono giorni che a chi in privato gli obietta di portare avanti una campagna elettorale «in sordina», Berlusconi risponde con tranquillità: «Intanto non sono io che inseguo, ma Veltroni. E poi per iniziare ad affondare i colpi è necessario che le pedine siano tutte sulla scacchiera». Serve, insomma, che lo schema con cui il Pdl si presenterà alle elezioni sia chiaro: la Lega alleata al Nord e l’Mpa al Sud sulla falsariga dell’intesa con il Carroccio e magari sotto le insegne della Dc di Pizza. Per questo, quando inizia a polemizzare con Veltroni l’impressione è che stia per arrivare il momento di cambiare passo.
Certo, ci tiene a dire, «continuerò con il solito fair play». Ma poi non perde occasione per levarsi qualche soddisfazione. Come quando dal pubblico si alza una signora che gli chiede di trovargli lavoro. «Noi - risponde ridendo - ci conosciamo... E visto che lei fa l’attrice si deve fare assumere da Veltroni che è diplomato in cinematografia. Io, invece, sono laureato con 110 e lode. Eppoi ora non posso più neanche telefonare a Saccà. Vabbé, magari lo vado a trovare e gli parlo al citofono». E pure sul programma è netto. «Per noi è un impegno serio e lo rispetteremo come nel 2001. Per loro - dice stracciando dei fogli e gettandoseli alle spalle - è solo questo, carta straccia». Anche sulla candidatura a sindaco di Rutelli, non manca la battuta: «Stiamo assistendo a un giro di Walter...». «Perché - spiega - quando lui era vicepremier di Prodi, Francesco stava in Campidoglio. Poi Rutelli è diventato lui vicepremier di Prodi e Veltroni è passato a Roma. E adesso si propongono uno per il Campidoglio e l’altro per sostituire Prodi ma sono sempre gli stessi». Ma, aggiunge, «Veltroni ha dato un’immagine così negativa che non credo possa pensare di avere la fiducia degli elettori italiani». E infine: «Loro dicono “si può fare”, noi “lo faremo”, perché intendiamo vincere e governare». Torna poi sulle larghe intese, replica a Veltroni («bisognava farle prima, quando Marini cercava di fare un governo») e ribadisce quanto già detto qualche ora prima al convegno dei Popolari liberali di Giovanardi: «Ne ho parlato come un’ipotesi di scuola, nel caso accadesse qualcosa di analogo a due anni fa quando fui io a proporle per senso di responsabilità. Ma oggi una situazione simile è da escludersi categoricamente. Siamo 10-12 punti in vantaggio e vinceremo facile». Anzi, secondo il Cavaliere, dopo aver «mantenuto l’impegno di far cadere Prodi», di «tornare alle urne» e «tenere unito il popolo del 2 dicembre», quello della vittoria elettorale è «l’impegno meno difficile». E anche al Senato «non sarà assolutamente un terno al lotto» perché «abbiamo dei dati tranquillizanti».
Berlusconi, poi, dà quasi per chiuso l’accordo con l’Mpa di Lombardo. «Mi aspetta a Palazzo Grazioli per una cena - dice - prima di andare via - ma spero che basti un aperitivo». Durante la giornata, infatti, a via del Plebiscito si è lavorato quasi esclusivamente sul nodo siciliano, con un vero e proprio via vai tra Scapagnini, Dell’Utri e Schifani. «Stiamo facendo passi avanti», spiega Bonaiuti verso le otto di sera. E poco prima delle dieci l’accordo è ufficiale: «Pdl e Mpa saranno apparentati nelle regioni del centro-sud e nelle isole». Pure sul nome del candidato sindaco di Roma, l’intesa è vicina, una «questione di ore» dice il Cavaliere. Con in pole position Gianni Alemanno e Maurizio Gasparri. E con An, aggiunge, «non c’è stata alcuna lite sulle liste come ho letto su qualche giornale». Tanto che per mercoledì pomeriggio è in programma alla Camera un incontro congiunto tra i coordinatori regionali di Forza Italia e An. Insomma, prove tecniche di Pdl.
Di Casini, invece, sceglie di non parlare, nonostante il suo nome aleggi tutta la mattina al convegno dei fuoriusciti dell’Udc che hanno seguito Giovanardi («Carlo, sai nuotare? In questa stagione di delfini saresti fantastico», scherza Berlusconi). Ma ci tiene a sottolineare che il Pdl non è affatto «scivolato a destra». «Siamo e resteremo - dice - il centro dello schieramento politico italiano che ha le sue radici nel Ppe». Ma un faccia a faccia in tv con Casini lo farebbe?, chiedono i cronisti. «Per me va benissimo», risponde secco.
Ora, chiuso il nodo siciliano, il Cavaliere potrà dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale. E già domenica prossima potrebbe essere ospite di Bossi al Parlamento del Nord di Vicenza.
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