Il segretario del Pdl Angelino Alfano nel suo tour di ieri a Milano ha ribadito il sostegno «forte» del partito al governatore Roberto Formigoni. «Nel corso della sua esperienza di governo - ha ricordato Alfano - Formigoni ha avuto lattenzione dei giudici in 11 gradi di giudizio per quattro diverse circostanze. Finora ha vinto 11-0 e non vedo profilarsi un gol della bandiera da parte delle forze politiche della sinistra che non hanno una ricetta alternativa per governare la Lombardia». Non solo. «Se Formigoni ha governato per tanto tempo una regione complessa essendo immune da problemi giudiziari, è perché è una persona onesta. I cittadini hanno scelto lui come presidente e lui è sostenuto fortemente dal Pdl». E va anche considerato che «la sua onestà - ha osservato - si caratterizza con il fare». Per Alfano, infatti, «è più difficile restare onesti facendo le cose, gare dappalto, opere e servizi che non facendo nulla».
Parlando del suo futuro, invece, anche alla luce della fiducia confermata da Alfano, Formigoni assicura di essere «impegnato totalmente anima e corpo nel governo di Regione Lombardia, con gli alleati e i collaboratori». Non solo. «Oggi siamo in una stagione in cui più che mai la politica non può essere prevista a distanza di tempo». Parole dette a margine del convegno sulla riforma del lavoro organizzata ieri dal Pdl con la partecipazione, oltre che di Formigoni e Alfano, degli ex ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta. «Credo che il governo Monti abbia presentato un buon provvedimento - le parole di Formigoni - che non merita lopposizione che gli stanno facendo la Cgil e il Pd. È anzi un provvedimento che in parte poteva essere più coraggioso». Perché «poteva essere presentato un decreto legge come fatto per le pensioni e per le liberalizzazioni. Il segno riformista di questo provvedimento - ha poi aggiunto Formigoni - va conservato per intero altrimenti, come ha detto Alfano, il Pdl non potrà che lavorare per portare trasformazioni disegno opposto».
Un provvedimento, quello varato dal governo, ormai irrinunciabile. «La riforma del lavoro - assicura Formigoni - va fatta. Altrimenti il Paese rischia di non avere più investimenti stranieri e di perdere anche gli investimenti italiani».
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