Il peccato originale? Quando qualcuno sostenne la Vincenzi

Ci vuole onestà intellettuale per fare finalmente politica basata sui valori di destra

Il peccato originale? Quando qualcuno sostenne la Vincenzi

L'onestà intellettuale e gli accenti autocritici con cui il Prof. Musso ha espresso preoccupazione per gli errori del centrodestra devono indurre tutte le forze politiche ad una attenta riflessione. La quale deve avere per base una premessa senza cui qualsiasi ragionamento risulterebbe privo di senso culturale e di significato politico.
1.E cioè. Ogni qualvolta vince la sinistra o non la combattiamo, con coerenza ai nostri ideali, perdiamo pezzi della nostra storia, parte della nostra identità nazionale, si indeboliscono i legami con la nostra patria e si rescindono sempre più le nostre radici cristiane e occidentali.
Poiché proprio di questo si tratta. Noi non viviamo in una civiltà politica anglosassone in cui le forze politiche in competizione condividono gli stessi valori identitari e nazionali. Infatti la loro dialettica verte sulle scelte di buon governo e di sana amministrazione. In Italia, e purtroppo in Spagna, non è così.
2.Di questi valori in pericolo bisogna tenere conto, come delle ragioni politiche per le quali l'opposizione è stata eletta dal nostro popolo. Se si smarrisce questa prospettiva si declina nella conflittualità interna al centrodestra.
3.Ma per fare vera opposizione non si deve prescindere da un giudizio politico basato sul fatto che lo schieramento che sostiene la Vincenzi è sbilanciato verso la sinistra radicale, estrema, antagonista ed incompatibile, infine, con il nostro sistema valoriale. Per cui combattere la Vincenzi significa contribuire anche dal livello comunale alla battaglia generale per salvare la nostra Nazione dal relativismo etico, dal nichilismo e dallo sfascio economico e sociale in cui viene fatta precipitare.
4.Conveniamo con il Professore «sul basso profilo» della nostra opposizione, connotata da «baruffe interne» tutte riconducibili a protagonismo e a personalismi che non hanno nulla a che vedere con la nostra missione politica.
L'origine di tutti gli errori fu lo sconcertante (e non solo per i nostri elettori) applauso di consenso alle non condivisibili enunciazioni della Vincenzi da parte di alcuni settori non avveduti del centrodestra. Il corollario poi e la mancanza di direzione politica in tutte le formazioni del centrodestra.
Non a caso Berlusconi, per dare il giusto orientamento al nostro popolo, non applaude mai la sinistra ma attacca sempre con il dovuto eccesso il suo residuale comunismo ideologico, la sua categoria mentale e la vischiosità dossettiana della vecchia cultura politica degli ex-democristiani.
5.Il Professore per agire politicamente non necessita di investiture circa il suo indiscutibile ruolo istituzionale di Capo dell'opposizione, che gli compete naturaliter, in quanto leader che ha guidato la nostra coalizione in campagna elettorale. Ma deve consolidare il suo ruolo ora all'opposizione con una forte e propulsiva iniziativa politica in direzione del raccordo di tutte le forze politiche, delle intese vincolanti con i Capigruppo, (i quali a loro volta debbono assicurare la disciplina e la responsabilità dei loro consiglieri), della elaborazione delle linee strategiche comuni e degli obiettivi unificanti. Solo facendo politica, e nel vivo della battaglia, si superano le conflittualità fra le forze politiche e, al loro interno, tra i consiglieri, chiudendo gli spazi ai personalismi.
6.Il Professore, con coraggio (attributo della leadership) promuova e sviluppi progetti di organizzazione e di ammodernamento della macchina comunale diretta e indiretta colpendo posizioni parassitarie e rendite immeritate, di tagli alle spese inutili e clientelari, agli sprechi e alle diseconomie interne, di freno all'assistenzialismo incompatibile con le disponibilità di bilancio, di alleggerimento della pressione fiscale, di tutela dei diritti sociali dei cittadini genovesi gravemente discriminati nei confronti degli avvantaggiati immigrati. Queste iniziative (di vertice) devono essere sostenute e incentivate sul territorio, dal basso, da parte delle singole forze politiche, meglio se unitariamente. Per l'inizio di una strategia nuova e per un primo passo verso il Popolo della Libertà.
7.Sul fare opposizione registriamo due risposte. Una, quella di Gianluca Fois, movimentista, di coinvolgimento dal basso. L'altra, quella di Cimaschi, istituzionale, incentrata sulla Muncipalità. Il dibattito è aperto.
8.Il Professore non deve dolersi della sua «inesperienza politica» (forse alludeva a quella politicante) che è invece una risorsa preziosa del moderno politico non professionista. E soprattutto un antidoto alla sindrome, ormai a livello patologico, della antipolitica come distacco dal popolo, incapacità di ascolto, pratiche cooptative, trasformistiche e trasversalistiche che ripugnano la gente di centrodestra che ormai è entrata nella modernità della politica e ne ha capito la novità.
9.

Tenga, piuttosto, il Professore, diritta la barra nel riferimento al nostro popolo (che merita di essere meglio rappresentato) e ai temi maggiormente da lui sentiti quali: la sicurezza, la legalità, l'ordine, il contrasto all'immigrazione clandestina, l'igiene e i servizi pubblici, i trasporti, lo sviluppo, la portualità, il turismo, la difesa del nostro sistema di valori e della nostra appartenenza alla civiltà cristiana, liberale, occidentale, da ricordare sempre e in ogni luogo.
*Staff Lista Biasotti

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