Il pensiero da spiaggia purtroppo non va in ferie

Va di moda la filosofia "piccola", minimalista e light. E anche l’ultimo libro del genere annega in un bicchier d’acqua (salata). La pittrice francese Cécile Guérard nuota tra ovvietà e buoni sentimenti

Il pensiero da spiaggia purtroppo non va in ferie

Negli ultimi sei-sette anni, abbiamo avuto: quella «portatile», quella «per non filosofi», quella «del vivere civile», quella «del mattino», quella «della sera», quella «della pace interiore». E poi: quella «del denaro da Platone a Wall Street», «dei nostri errori quotidiani», «di chi desidera arrivare in alto», «della creatività». Poteva mancare (in estate, ovviamente...) quella «del mare»? Certo che no. Infatti eccola la Piccola filosofia del mare (Guanda, pagg. 124, euro 12,50).
Non è necessario essere parrucconi, passatisti, nostalgici, topi di biblioteca, per provare un fastidioso prurito di fronte a questa moda che ammicca, rassicura, blandisce, diluendo un plastico aforisma di Nietzsche o uno stentoreo concetto di Hegel in beveroni analcolici da sorseggiare distrattamente. E, d’altra parte, non basta aver masticato, magari in anni lontani, quando il massimo della «leggerezza», in tema di filosofia, erano considerate certe dionisiache lezioni a braccio di Foucault o certe letterarie digressioni di Schopenhauer, per sottrarsi al passatempo da spiaggia in cui alla citazione colta spetta il ruolo della bottiglia nel noto giochetto: la bottiglia ruota e, quando si ferma, chi ha la fortuna (!) di trovarsi in direzione del suo collo si becca un bacio (non accademico).
Uscire dal cerchio, rifiutare l’uso disinvolto, easy, salottiero, un po’ Capalbio e un po’ Cortina d’Ampezzo, dei grandi del pensiero richiede una piccola sfida il cui prezzo è l’accusa, facile come bere un bicchier d’acqua, di asocialità, ma che comporta anche il sicuro vantaggio del senso di sollievo per essersi risparmiati la pratica falsamente amicale della condivisione.
Detto questo, e data di passaggio a Cesare quel che è di Cesare, cioè ai «titolisti» delle case editrici italiane (non di rado più conformisti di quelli dei quotidiani), la responsabilità del tormentone in oggetto, «piccola filosofia», occorre concedere il beneficio della buona fede agli autori i quali, mossi anche da buoni propositi e da una sincera passione per la materia, si trovano ben presto, dopo dieci, venti pagine, a nuotare, sotto lo sguardo del lettore sufficientemente avvertito, nel calderone del già letto, del già sentito. Anche perché a volte è la... deformazione professionale a tradirli.
Prendiamo l’ultimo caso, la Piccola filosofia del mare (ma l’aggettivo francese légère dell’originale ha una lunga e variabile scala cromatica di significati, da «leggera» a «lieve», «tenue», «sottile», persino «avventata»). L’ha scritta, dopo Petite philosophie pour temps variables..., Cécile Guérard. Quarantenne, ha studiato filosofia alla Sorbona ma, soprattutto, è pittrice. Nelle sue opere dominano i colori tenui, aerei, fluttuanti, dove cielo e acqua si fondono e confondono e dove l’impeto delle onde o la bonaccia parlano lo stesso linguaggio mormorato.
«Platone», dice meditando sul mito di Atlantide, «preferisce il cielo delle idee al mare delle apparenze sensibili». E poi, con una strizzatina d’occhio al vacanziere spaparanzato sulla sdraio: «I nostri principi trovano basi migliori sulla spiaggia che negli uffici ad aria condizionata». Altro che sillogismi, qui siamo alla scoperta dell’acqua calda, anche se salata.

«Il bagno è una meditazione orizzontale!», sentenzia facendo il morto; «l’Io è solubile nell’acqua di mare», certifica adducendo la pezza d’appoggio di Bachelard; «Ogni bagno è un battesimo», medita a mani giunte sui benefici della talassoterapia in Normandia, dove vive; «Il mare ci fa rotolare all’interno di un diamante su una musica dei Beach Boys».
Ecco, a questo punto ci sfugge qualcosa, forse perché, pur con tutta la buona volontà, fatichiamo a surfare su una palude di miele.

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