(...) credo che occuparsi delle pensiline Cemusa per attendere i mezzi pubblici dellAmt, sia occuparsi di uno dei temi principali della città. Soprattutto, credo che le pensiline siano una perfetta metafora di Genova.
Chiunque abbia viaggiato almeno una volta sui mezzi pubblici sa di cosa sto parlando. Di bellissime strutture dal punto di vista architettonico - e anche da quello pubblicitario, visto che i messaggi affissi su quelle pensiline sono visibilissimi e il Dna della Cemusa è quello - che però hanno un problema: non riparano dal vento.
Problema che, magari, in una città in mezzo alla pianura Padana potrebbe essere secondario e permettere agli utilizzatori della pensilina stessa di apprezzare al meglio la forma ergonomica dei seggiolini e i riferimenti culturali insiti nella scelta di usare le stesse strutture che fanno bella mostra di sè a Barcellona che, da sempre, insieme a Valencia, è una sorta di capitale mondiale dellarchitettura.
Invece, a Genova, tutto questo rischia di essere meno apprezzato. Perchè il vento cè, cè spesso e ce nè tanto. E quindi lincommensurabile bellezza delle strutture Cemusa, scelte anni fa dallamministrazione Pericu, passa in secondo piano rispetto alla mancanza anche minima di risultati rispetto allo scopo sociale delle pensiline che, per lappunto, dovrebbe essere quello di riparare dalle intemperie.
Ieri, fra laltro, freddo e vento picchiavano forte. E, considerando che i maggiori fruitori dei mezzi pubblici sono gli anziani, che per definizione soffrono maggiormente il clima, il danno è doppio. Certo, tentando di ripararsi dalle raffiche, magari potranno vedere meglio i manifesti di Burlando di Biasotti o di inserzionisti commerciali. Ma altrettanto certamente torneranno a casa con un principio di bronchite - rimpiangendo le vecchie, care pensiline di una volta, tanto brutte quanto accoglienti - o con la convinzione di non prendere mai più i mezzi pubblici, a costo di sentirsi dare dei «cretini» dal sindaco nei giorni di neve.
Ecco, forse non sarà il problema principale di Genova.
Resta una speranza: che il vento spazzi via chi ragiona così.
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