da Roma
Doveva essere il giorno dellarmonia ritrovata dopo lavvio burrascoso del confronto sulla previdenza. In mattinata il premier Romano Prodi ha tentato di dare il la, assicurando che non cè «nessuna tensione nella maggioranza». Ma il tentativo di placare gli animi è fallito perché dai sindacati e dalla sinistra radicale, invece di i segnali di distensione, sono arrivate accuse durissime e annunci di mobilitazione. Tanto da convincere Prodi a precisare che la tensione «è evidente» perché si tratta di «un accordo complesso».
A peggiorare la situazione, ci si è messo anche il Fondo monetario internazionale che ha ricordato quale è il punto di vista delle organizzazioni internazionali (quindi anche dellUe e dellOcse). «La riforma delle pensioni è cruciale per lItalia, per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici», ha spiegato Masood Ahmed, direttore delle relazioni pubbliche. E quando il funzionario del Fmi parla di necessità di riforme intende ribadire quando sostenuto recentemente dal board del Fondo e cioè che lItalia dovrà salvaguardare limpatto finanziario della riforma Dini e dello scalone previsto dalla Maroni.
La stessa tesi, quindi, sostenuta dal ministro dellEconomia Tommaso Padoa-Schioppa a inizio trattativa e respinta dai partiti più a sinistra della maggioranza. La polemica ieri è diventato uno scontro personale. E il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano è arrivato a dire che «Padoa-Schioppa fa un uso terroristico dei conti». Parole durissime rilasciate a Repubblica e confermate in giornata. In ballo cè il rispetto del programma elettorale dellUnione che nellinterpretazione del Prc in tema previdenziale prevede solo labolizione dello scalone e la rivalutazione delle pensioni basse.
Ma pesa anche un nodo tutto politico che riguarda le decisioni nel governo. «Non cè stato un momento di collegialità: bisogna discutere, le cose si decidono insieme solo così si possono avere responsabilità comune», ha spiegato Giordano. Tesi che il segretario del Prc ha spiegato direttamente al premier in un incontro a Palazzo Chigi, al termine del quale le posizioni sono rimaste distanti. Sulla stessa linea del Prc anche i Comunisti italiani, il cui segretario Oliviero Diliberto ha detto che il ministro dellEconomia «non parla a mio nome», e i Verdi. Tra i radical manca solo Sinistra democratica, il cui leader Fabio Mussi preferisce aspettare. I Ds si appellano al senso di responsabilità della maggioranza. E, con il segretario Piero Fassino, cercano di sostenere la tesi che la vera trattativa sulle pensioni non può che essere quella con i sindacati. Una situazione che suscita lilarità di Silvio Berlusconi: «Fanno già tutto così bene loro che non metto naso».
Vista dal punto di vista dei sindacati la situazione è di stallo. Lo stesso Padoa-Schioppa si è mostrato meno ottimista rispetto a Prodi e ha detto di non sapere se verrà trovato un accordo. Anche perché le organizzazioni dei lavoratori non vogliono fare concessioni. «Non vorrei si giocasse a non fare laccordo per tenere» lo scalone. Per noi «sarebbe davvero inaccettabile», è lavvertimento del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Anche Corso dItalia non esclude iniziative di lotta, ma non parla di sciopero generale, come aveva fatto nei giorni scorsi il leader della Uil Luigi Angeletti. Ferma anche la Cisl, che non è disposta ad accettare la revisione dei coefficienti di trasformazione. Pesa ancora una volta la concorrenza che la sinistra radicale fa ai sindacati. «Le divisioni in tema di pensioni, con buona pace di Prodi, sono tutte allinterno della maggioranza», osserva Renata Polverini dellUgl. Manca, riferisce una fonte sindacale, un pontiere. Anche perché - aggiunge - i tentativi di Prodi non sono credibili.
Tutta sindacale, invece, la partita degli statali.
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