Pera dà la sveglia ai partiti «Parlate di cose più concrete»

Il presidente del Senato alla festa di An scuote il centrodestra. «Sì al sistema proporzionale, purché si evitino i ribaltoni»

Marcello Foa

da Milano

Finiamola presto con le alchimie politiche e torniamo ad occuparci dei problemi concreti. Il messaggio di Marcello Pera al centrodestra è chiaro e assai gradito ai simpatizzanti di Alleanza nazionale che ieri sera hanno gremito la Palazzina Liberty a Milano, accogliendo con applausi convinti i passaggi più significativi del suo intervento. Non si è trattato di un discorso formale, ma di una lunga intervista moderata da Bruno Vespa, con interventi di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, che si è svolta nell’ambito della Festa Tricolore di An e che ha toccato i principali temi dell’attualità politica, cominciando dalle polemiche su Casini.
Il presidente del Senato non ha dubbi: l’arbitro deve essere imparziale nell’ambito del suo ruolo istituzionale. «E il presidente della Camera non ha mai violato il suo dovere di neutralità», ma «non esiste il divieto di esprimere le proprie opinioni politiche», che sono quanto mai legittime «in quanto espresse nelle vesti di leader della Cdu». Pera non ha pertanto remore nell’esprimere la propria solidarietà a Casini.
E remore non ne ha nemmeno ad esprimere la propria opinione sulla riforma elettorale elaborata dalla Casa delle libertà. «Non sono un ammiratore del proporzionale», spiega, ma ritiene che non ci sia nulla di scandaloso nella proposta, in quanto non rinnega il bipolarismo e l’alternanza. Il presidente del Senato teme però che possa generare instabilità e, dunque, citando l’esempio giapponese, chiede che il nuovo sistema elettorale venga «affiancato dalla legge anti-ribaltone, che consente al primo ministro di sciogliere il Parlamento e appellarsi agli elettori».
Pera elogia la ritrovata unità del centrodestra, stronca l’ipotesi delle primarie («se c’è accordo su tutto a che cosa servono?») e invita la Casa delle libertà «a chiudere rapidamente questa lunga fase di confronto tecnico e di tornare a parlare ai cittadini delle cose concrete». È la frase che piace agli elettori di An: l’applauso è lungo e convinto. «Il dibattito sulla riforma elettorale sta oscurando quelli su temi fondamentali come la finanziaria o la riforma universitaria», insiste Pera, che subito dopo sente il bisogno «di dire qualcosa di destra» sui valori e sulla crisi morale e spirituale dell’Europa. «Proprio questo partito dovrebbe interpretare l’attaccamento alla nostra tradizione culturale», ammonisce. Secondo il presidente del Senato, «la gente è molto sensibile alla difesa della nostra cultura giudaico-cristiana, mentre i leader politici sono troppo cauti e timorosi: il centrodestra deve promuovere l’affermazione della nostra identità».
E quando Vespa gli chiede in quale direzione occorra avviare, nella vita quotidiana, il confronto con l’Islam, Pera definisce fallimentare il progetto, prevalentamente britannico, del multiculturalismo e critica con asprezza il modo in cui viene applicata in Europa la tolleranza, «principio meraviglioso, ma che non può essere realizzato puntando sull’integrazione a scapito della nostra identità». L’Europa insomma non deve snaturarsi, ma deve ribadire con forza i caratteri fondanti della propria società. Un esempio su tutti: la scuola islamica di via Quaranta a Milano.

Il presidente del Senato ritiene che «lo Stato debba poter intervenire contro le regole di quella comunità quando sono in palese contrasto con le nostre», anche «a tutela di quei bambini, che frequentando quella scuola non apprenderebbero la lingua italiana né la nostra storia, dunque sarebbero condannati a restare per sempre emarginati. Applausi a scena aperta. E un finale all’arrembaggio: «La tolleranza è una virtù, ma senza identità è resa».

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