Caro Lussana, la ringrazio per aver pubblicato la testimonianza di Prospero Schiaffino in difesa della italianità di Aldo Gastaldi, già tenente del XIV reggimento del Genio a Chiavari e, dopo, integerrimo comandante «Bisagno» della gloriosa «Cichero» fino alla strana morte. Lo scritto di Schiaffino mi fa ricordare un altro episodio che ho vissuto. Dal 1944 al 1945 assieme ad altri studenti universitari (con i quali alla fine daprile 1945 presso lo studio del Notaio in via Roma fondammo lAgu che poi diede vita alla Baistrocchi) feci parte della formazione Muri, Movimento Unitario Rinnovamento Italiano. Ci guidava uno dei fratelli Migone. Nella loro villa era sfollato il cardinale Boetto ed in quella sede il generale tedesco firmò la resa davanti a Savoretti, consegnandogli la propria rivoltella. Il fatto che lo scritto di Schiaffino mi ha fatto ricordare è il seguente. Nel luglio del 1945 la Muri venne passata di autorità nelle file dei comunisti ed inquadrata nei loro reparti. Tutti noi ci staccammo, rimanendo così privati del diploma con la qualifica di partigiano che le Autorità Alleate, per via gerarchica, rilasciavano a firma del generale Alexander a coloro che ad essi risultava avessero partecipato alla Resistenza.
A proposito perché nessuno cita questi diplomi quando scrive della Resistenza?In conclusione, torniamo alla Muri. Ho cercato notizie, lo scorso anno, sulla formazione genovese Muri presso gli enti che studiano la Resistenza, ma la Muri non viene mai ricordata. Perché?
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