Perché non tornano?

Le vacanze sono terminate, ma quel condominio è ancora deserto. Dove saranno finiti tutti quanti?

Perché non tornano? Non è mai successa una cosa del genere. Non che mi dispiaccia, proprio no, ma... Insomma, mi sento un po’ a disagio, tutto solo nel palazzo.
Oggi è il 27. Di solito i Barone, che stanno sul mio pianerottolo, tornano subito dopo Ferragosto, da Rimini o giù di lì. Mentre la Francesca, che è sotto di me, al quarto, e occupa entrambi gli appartamenti (non si sa come mai, visto che è sola e pare non nuoti nell’oro), manca da più di due settimane. Ha sempre preso le ferie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto per andare dalla mamma, a Palermo.
I Maraschini, adesso che ci penso, non li vedo dal 22 giugno. Ricordo la data perché è il compleanno della piccola, la Giada, e quel giorno c’è sempre un po’ di trambusto, al sesto. Non fino a tardi, per fortuna, fino a mezzanotte circa. Metà del trambusto lo fanno i tacchi della Gamba, che sta nei due locali e stranamente viene sempre invitata dalla Maraschini per la festicciola. Bene, il 24 giugno i Maraschini sono partiti (ho sentito un po’ di casino, verso mezzogiorno, e l’ascensore far su e giù cinque o sei volte). Cosa strana, un paio d’ore prima se n’era andata anche la Gamba: l’ho vista uscire verso le 10 con due valigie e prendere un taxi.
Anche al terzo piano, tutto tace. Il Corradi mi sa che si è trasferito definitivamente dalla sua donna, a Verona, e l’appartamento a fianco del suo è sfitto da almeno due anni.
Secondo piano: probabilmente la Balestra è di nuovo ricoverata in ospedale, ma i Cocchi che fine hanno fatto? Loro vanno pazzi per le vacanze esotiche. Dove si saranno cacciati, questa volta?
Quanto al primo piano, l’appartamento da tre locali è vuoto. Ma i vecchi Farinelli, puntualmente raccattati dai nipoti l’ultimo sabato di luglio, saranno mica schiattati insieme sulle Dolomiti?
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Adesso potrei incominciare a preoccuparmi. È il 3 settembre e non ho ancora visto nessuno. Possibile che siano spariti tutti? L’ho chiesto anche alla portinaia.
«Paola, ma qui non torna nessuno dalle vacanze? La mia scala è deserta».
«È vero, dottore. Ci pensavo anch’io ieri. Non è ancora tornato nessuno della C, a parte lei. Fra l’altro c’ho qui una tonnellata di posta...».
«Ma non ha notizie di qualcuno?».
«No, dottore. Niente. Anche mio marito, doveva andare a pescare, domenica scorsa, con il Maraschini, alla cava... “Paola”, mi ha detto, “il Maraschini non è ancora tornato. Non ci vado a pescare. Non mi piace pescare da solo”».
«Va be’. Grazie, Paola, buona giornata».
«Buon lavoro, dottore».
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Ieri sera stavo leggendo a letto. Saranno state le 11 e mezza, mezzanotte. A un certo punto ho percepito un silenzio pesante, soffocante. E una strana inquietudine. Ho messo i pantaloni del pigiama, le ciabatte e sono uscito sul pianerottolo. Silenzio assoluto. Il tram sferragliava lontano. La frenata energica di un’auto. Ma dentro il palazzo non volava una mosca.
Allora, non so perché, mi è venuto di appoggiare l’orecchio alla porta dei Barone. Spingendola leggermente per origliare, mi sono accorto che era aperta.
«Possibile che siano partiti lasciando la porta aperta? Assurdo. Quando si parte si controlla sempre di aver chiuso la porta. E le donne delle pulizie, che ogni lunedì spostano e arrotolano lo zerbino (infatti lo zerbino era ancora arrotolato), possibile che non abbiano avvertito la Paola? Lei me l’avrebbe senz’altro detto...».
Sono salito al sesto. Anche dai Maraschini e dalla Gamba silenzio di tomba. E anche le loro porte erano aperte, e gli zerbini arrotolati!
«Roba da pazzi. Se ne vanno in vacanza e lasciano le porte aperte». Poi sono andato a controllare tutte le altre porte del palazzo. Tutte soltanto accostate. Nessuno aveva chiuso a chiave!
«Qui si sono messi d’accordo, non c’è altra spiegazione. Questo è un manicomio». Stavo quasi per telefonare alla Paola. «No, meglio di no. Questa è capace di chiamare subito la polizia. Fra una palla e l’altra, una domanda e l’altra, va a finire che mi tocca passare tutta la notte in bianco. Domani. Domani mattina presto avviso la Paola. Ma guarda un po’ se mi doveva capitare di fare il guardiano a tutti ’sti vicini che si sono bruciati contemporaneamente il cervello».
Poi sono tornato a letto a leggere.
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«Paola, qui è successa una cosa stranissima».
«Dottore, che c’è? Hanno rubato di nuovo?».
«No. Almeno... non so. Perché ieri sera mi sono accorto che tutte le porte del palazzo...».
«Buongiorno dottore - il marito della Paola è uscito da dietro una siepe che stava potando - che succede?».
«Stavo proprio dicendo a sua moglie che ieri sera... Ma venga, venite a vedere...».
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Oggi è il 7 settembre. Tre giorni fa è venuta la polizia, la quale, verificato che nessun appartamento della mia scala era stato svaligiato e dunque che nessun reato era stato compiuto in Milano al civico X di via Y, se n’è andata tranquillamente. Subito dopo è scattata l’operazione «Rintraccia il Vicino». A coordinare il tutto, la Paola, con il marito a supporto. Io, che ovviamente non possiedo numeri di cellulare né recapiti di nessuno dei miei vicini, mi sono limitato a tenere il conto dei dispersi. Il risultato è presto detto. Dalle indagini effettuate, si è trovata traccia soltanto dei Cocchi: una cartolina datata 27 agosto dalla Calabria (altro che mete esotiche) ricevuta dalla Paola.
Tutti gli altri, ripeto, TUTTI, sono irreperibili.
Non solo. Ieri il marito della Paola, aspettando il tram alla nostra fermata, mi ha buttato lì una frase che è suonata un po’ inquietante.
«Però, dottore, anche nelle altre scale vedo che c’è meno gente del solito. Pensi che gli spazzini, ieri, hanno portato via tutto, vetro, carta, tutto, in dieci minuti scarsi. Di solito ci mettono mezz’ora».
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Addì 21 settembre 2... Ora è ufficiale: abito in un condominio di fantasmi. Sentite un po’.
La frasetta pronunciata dal Luigi, il marito della Paola, due settimane fa, altro che inquietante: è stata profetica. Non soltanto la mia scala è ancora deserta. Si sono svuotate le altre! Pare proprio che tutti, quest’anno, abbiano deciso di fare le ferie fuori stagione. E, che ci crediate o no, anche gli inquilini delle altre scale hanno TUTTI lasciato le porte aperte!
Per ogni scala, è andata in scena la stessa manfrina: chiamare la polizia; verificare, da parte della polizia, che tutto era a posto; tentare (inutilmente) di avvertire i fantasmi.
«Io non so cosa dire, dottore. Cosa possiamo fare? Non si trova nessuno...».
«Guardi, Paola. La cosa più importante è che non ci siano stati furti o altro del genere. Prima o poi la gente tornerà», ho risposto, con poca convinzione.
«Ma io con tutta questa posta cosa faccio? Dove la metto?».
«Potrebbe metterla in qualche cantina, per il momento. Se vuole le do una mano».
«Buona idea, dottore» (il Luigi, gelosissimo, è spuntato fuori da dietro un camioncino parcheggiato vicino all’entrata del condominio) «dài, Paola, la portiamo giù».
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È il 30 settembre. Sono l’unico superstite.
Questa mattina, verso le 9, sono andato in portineria per sapere dalla Paola se c’erano novità. Ma sulla porta della portineria ho trovato un foglio:
«Dottor A..., noi abbiamo paura. Andiamo a Bergamo da mia suocera.
Paola e Luigi».


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Oggi, 1 ottobre 2..., in una bella giornata di pioggia battente, alle ore 11,30 (cioè fra pochi minuti), mi getterò dalla mia finestra che dà sul cortile deserto.
Ma prima chiuderò a chiave la porta.

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