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Perché Raikkonen parte sempre penalizzato?

C on una McLaren più rapida della Ferrari anche a serbatoi pressoché vuoti (0,25% di vantaggio in Q2, contro 0,32% in Q3), non è il caso di insistere sulle spiegazioni tecniche basate sui pesi, nel sorprendente confronto di Francorchamps, nonostante l’alta domanda di questo circuito, con oltre 0,036” di perdita al giro per ogni chilo di appesantimento. Per gli uomini di Maranello non ci sono scusanti valide, se non per pochissimi litri in più, per la curva larga (Les Combes) di Raikkonen e per gli assetti prescelti, con pneumatici d’un soffio più duri dell’anno scorso, nel passaggio da «soft-medium» a «medium-hard». Sicuramente, i tecnici confidavano in temperature ambientali leggermente più alte e si aspettavano differenze minori dal gradino inferiore delle mescole.
Anche le velocità di punta ne hanno un po’ risentito e ciò significa che esistono ancora piccoli spazi di miglioramento, per le scelte definitive da gara. Piuttosto, non si capisce come mai un Raikkonen che in Q2 ha inflitto lo 0,09% a Massa, a pari condizioni, si sia buscato in Q3 lo 0,29% di ritardo, più del suo errorino, con due giri in meno. E qui la sola spiegazione sarebbe legata al divario di carburante per il primo tratto di gara: circa una decina di chili in più. Alla faccia della tanto sbandierata uguaglianza di trattamento che, salvo un paio di situazioni, non è mai affiorata dal calcolo. Come pure non è mai stata riscontrata in seguito alla semplice regoletta del primo rifornimento, quasi sempre compiuto dal favorito Massa.
Su quali parametri si basano i direttori della Ferrari, per decidere chi dei due piloti, nell’equità - a loro dire - di trattamento, debba effettuare il «pit-stop» almeno un giro prima? Le prove del venerdì? Termine negativo, visto che Raikkonen ha sbattuto sulla pista bagnata. Le prove del sabato mattina? Un punto per Massa. Il risultato in Q2? Raikkonen da favorire.

Adesso, non resta che aspettare il verdetto del primo «stint» di questo difficile Gp del Belgio. E sarebbe ora che alla Ferrari, nel segno della sportività e degli interessi di squadra, si facesse chiarezza su questo punto. Anche in base ai vecchi criteri, che andavano benissimo.

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