La pericolosa resistenza dei batteri

A Uppsala, non lontano da Stoccolma, sono giunti da tutto il mondo oltre duecento infettivologi per discutere di resistenza batterica agli antibiotici.
Nella antica città universitaria dove ha insegnato Carlo Linneo, figura centrale della storia naturale del Settecento, si è denunciato il grande rischio che l'umanità sta correndo nella lotta ai batteri. Gli antibiotici si rivelano sempre più inefficaci in quanto hanno imparato a difendersi. Sono armi spuntate non sempre di grande utilità. Molte volte il medico constata la sua impotenza contro infezioni che non si riesce a debellare e tornano a far paura. Nel 1928 la scoperta della penicillina effettuta da Alexander Fleming rappresentò una grande vittoria della medicina, migliaia di vite potevano essere salvate.Le infezioni allora rappresentavano la prima causa di morte, nel 90 per cento dei casi provocavano la morte del paziente. Qualsiasi forma polmonare poteva rappresentare un rischio per il malato. Una polmonite era una patologia difficilmente controllabile. Gli antibiotici fecero tornare il sorriso a milioni di persone. Si diffusero velocemente negli anni Quaranta stappando alla morte migliaia di soldati americani feriti durante la seconda guerra mondiale. Da allora questi farmaci hanno avuto un ruolo decisivo nel diminuire la mortalità per malattie infettive. Queste sostanze naturali prodotte da microrganismi (soprattutto funghi) uccidono altri microrganismi agendo essenzialmente in due modi: la distruzione dell'involucro cellulare del batterio oppure il blocco dei suoi processi metabolici. Alcuni antibiotici uccidono direttamente i batteri, altri li bloccano nella crescita, sarà poi il sistema immunitario che completerà l'azione definitivamente. Le battaglie vinte sono: polmoniti, tonsilliti, meningiti. L'influenza e il raffreddore sono causate da virus: in questi casi la somministrazione di antibiotici è inutile, anzi può essere dannosa. Contro i virus gli antibiotici sono totalmente inefficaci. Il 40,8 per cento degli antibiotici impiegati in Italia serve per curare malattie dell'apparato respiratorio, il 18,4 quelle dell'apparato genito-urinario, il 13,6 le patologie dell'apparato digerente.
Senza antibiotici efficaci quasi tutti gli interventi chirurgici sono ad alto rischio, i trapianti d'organo inattuabili, la stessa chemioterapia diventerebbe di non facile impiego. Non tutti gli antibiotici sono uguali. Una prima importante distinzione riguarda lo spettro d'azione: alcuni agiscono su molte specie di batteri, altri su specifiche infezioni, hanno un'azione più selettiva. La resistenza dei batteri all’azione degli antibiotici è cresciuta negli ultimi anni. Nel 1993 sono stati identificati negli ospedali italiani 50 casi di stafilococco aureo resistenti ai farmaci, 1600 casi nel 2006. Erroneamente si riteneva che i cento antibiotici disponibili erano più che sufficienti per combattere le infezioni, dimenticando l'aggressività dei batteri e la loro capacità di evolversi e di diventare sempre più farmaco resistenti. Questi antibiotici,essendo con brevetto scaduto da anni, hanno un basso prezzo, tale da sconsigliarne la produzione sotto il profilo economico. I grandi centri di ricerca farmacologica hanno da anni abbandonato la messa a punto di nuovi antibiotici per dedicarsi soprattutto ai farmaci antitumorali, che sono ben più richiesti e meglio remunerati. Il loro prezzo varia da 30 a 50.000 euro per una terapia annuale e costituisce la più alta spesa a carico del Servizio sanitario nazionale per i farmaci ospedalieri.
In agosto l'autorevole rivista medica The Lancet ha denunciato che in India e in Pakistan sono stati identificati un centinaio di pazienti con batteri super resistenti. Questi pazienti hanno un gene che produce l'enzima Ndm1 non aggredibile dai farmaci dispobili.
«Gli antibiotici dimostrano sempre più i loro limiti, non riescono a superare le forti resistenze batteriche», afferma da anni Claudio Cavazza, presidente della società farmaceutica italiana Sigma - Tau.

«La ricerca sulle grandi patologie - aggiunge - con l'ingresso dei generici non viene più effettuata perché agli investimenti necessari non è garantito un ritorno economico. Se non si realizza un programma di ricerca finalizzata a combattere le mutazioni dei batteri e la loro resistenza, tra breve, i veri farmaci orfani saranno quelli per le grandi patologie di massa».

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