Nessun dubbio. Nessuna incertezza. Tullio Mazzolino «custode storico» di vicende, aneddoti e personaggi che hanno caratterizzato Genova e la Liguria, sceglie subito di dar voce sulle pagine del «Giornale» a Vittorio Pertusio, raccontando la vita di un sindaco che governò la Lanterna dal 1951 al 1960 e poi ancora dal 1961 al 1965. Ma anche del giurista e delluomo politico, esponente della Democrazia cristiana, troppo spesso dimenticato. Ma lex assessore al Traffico non lascia certo rotolare il suo ricordo, abbandonandosi invece in un racconto caldo e pieno di emozioni. Un viaggio che parte con: «Busalla 1951. Sto leggendo il quotidiano e un articolo con tanto di foto presenta il nuovo sindaco di Genova rievoca Mazzolino - La sua figura mi colpì perché dava sicurezza e serenità. Chiesi alla mamma notizie su di lui e sul cambio di amministrazione. La risposta fu breve ma sicura: è una brava persona e farà del bene a Genova. Nella mia famiglia gli uomini votavano liberale e le donne la Democrazia cristiana. Unopinione che poteva essere scontata, ma la foto dava credibilità allaffermazione di mia madre». Il successivo incontro con Pertusio, il narratore lo ebbe quando dalle mani del sindaco ricevette la borsa di studio allistituto Vittorio Emanuele II. Seguì quello dellautunno del 1964 quando si tennero le elezioni amministrative per il nuovo Consiglio comunale. Per loccasione la Dc organizzò una grande manifestazione al teatro Genovese. In una sala gremita di pubblico e attivisti, cera anche Mazzolino - era già iscritto al partito e svolgeva una discreta attività nel movimento giovanile - e Taviani che presentava il nuovo candidato a sindaco: lingegnere Augusto Pedullà. Nella galleria del teatro era esposto un grande striscione con la scritta: «i meridionali di Genova sono con la Dc e sostengono il nuovo sindaco - ricorda con lucidità Mazzolino - Latmosfera era intensa. Pertusio arrivò mentre Taviani stava parlando. Lo accolse un grande applauso. Taviani interruppe addirittura il suo discorso per dare la parola al sindaco che si apprestava a terminare il suo mandato. Un ritardo quello di Pertusio motivato dalla sua presenza allinaugurazione alla Foce della piazza intitolata a John Fitzgerald Kennedy». «Un intervento di grande emozione continua che lasciò in molti di noi una fortissima carica emotiva, che contribuì in modo determinante alla successiva campagna elettorale». Mazzolino nel suo viaggio delle memorie si sofferma sul fatto che Pertusio per meglio servire la città rinunciò alla carica di sottosegretario del governo De Gasperi e dette le dimissioni da deputato che aveva dal 1948. «Terminato però il suo mandato, uscì dalla scena politica in punta di piedi. Riprese la sua professione di avvocato, mantenendo alcuni incarichi di pura rappresentanza. Dopo le elezioni politiche del 76 iniziò un dibattito sulla funzione della Dc e sul suo rinnovamento. Pertusio scrisse una lunga relazione ai dirigenti del partito fornendo consigli disinteressati ma validi e attuali. I dirigenti lessero, ma non espressero giudizi. Lennesima occasione persa», commenta Mazzolino. «Ebbi poi modo di incontrare lonorevole in una manifestazione a Palazzo Tursi quando ero assessore al Traffico. Lepoca in cui avevo istituito le isole pedonali di via San Vincenzo e del quadrilatero. Durante la manifestazione si avvicinò il comandante dei vigili urbani comunicandomi che un gruppo di operatori economici, aveva attuato dei blocchi stradali in via Venti e in via San Lorenzo. Pertusio ascoltò». «Mi prese poi da parte e mi disse: assessore vada avanti. Lei è nel giusto non si faccia intimorire. E per dare maggiore credito al consiglio mi raccontò di un episodio accaduto durante la sua esperienza da sindaco. Mi parlò di socialisti entrati nella maggioranza che avevano abbandonato lalleanza con il partito comunista. Per la prima volta la Dc trovava un alleato al di fuori del quadripartito di centro. Laccordò suscitò parecchia opposizione tra borghesi e moderati. Anche il cardinale Siri si disse contrario, al punto tale, che emanò i sacri moniti al sindaco, vale a dire un primo passo verso la scomunica. Ma Pertusio seguì la sua strada. Fu la processione di San Giovanni Battista a ristabilire larmonia tra i due. Siri con realismo rimosse i sacri moniti al sindaco, che fervente cattolico non poteva mancare dietro al gonfalone della sua città». Il racconto fu un modo per incoraggiare e sostenere loperato di Mazzolino. «Lultima volta che incontrai lex sindaco fu nella cattedrale di San Lorenzo ai funerali del cardinale Siri. Non era tra le autorità, ma tra la gente comune. Presi posto accanto a lui, rinunciando a quelli riservati. Ho un rammarico però: non aver partecipato alle esequie di Pertusio. Ero fuori Genova. A distanza di anni mi preme ricordare, che come ogni grande uomo che ha segnato la storia e unepoca, anche in lui convivono luci e ombre.
Si adoperò per lo sviluppo economico e industriale, lacquedotto del Brugneto fu opera sua, fu risanato il centro storico colpito dai bombardamenti e si adoperò per lemergenza abitativa. Leccessiva urbanizzazione e la mancata seconda circonvallazione sono ciò che invece gli viene rimproverato» conclude Tullio Mazzolino.(1 - continua)
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