Cristiano Gatti
da Milano
Se davvero, come tutti abbiamo strillato con smodata enfasi, gli italiani hanno dato chiaro segno durante i Giochi torinesi di pretendere anche altro rispetto al calcio, ecco subito un'occasione unica: l'enorme duello nel settore hard dell'alta velocità. Alessandro Petacchi, italiano e per fortuna ancora oggi il più grande sprinter del mondo, contro Tom Boonen, il fotomodello belga che dalle sue parti sta stordendo più teen-ager di Brad Pitt, ma che nel ramo ciclo è campione iridato di Madrid 2005, con una voglia cattiva di ribadirsi da subito anche per il 2006, come ad avvertire Petacchi di un'inesorabile pensione anticipata.
Non è il faccia a faccia Prodi-Berlusconi. Chi vince non forma nessun governo e soprattutto non comanda per cinque anni. Ma trattandosi della Milano-Sanremo, cioè del palco più aristocratico che il settore sprint proponga a livello mondiale, come un Ariston per uomini-jet, il confronto assume un richiamo e un prestigio decisamente irresistibili. Per apprezzare compiutamente lo spettacolo, scordarsi completamente le Sanremo del paleolitico, con i campioni che cominciavano a suonarsele sul Turchino e poi arrivavano da soli in Riviera. Siamo in un'altra era e in un altro mondo. Oggi come oggi, l'animale uomo mangia meglio, si allena meglio e soprattutto asfalta meglio le strade: come risultato pratico, sono almeno cinquanta i ciclisti professionisti in grado di tenere i trecento chilometri che separano la capitale degli affari dalla capitale dei fiori. Sono in grado di reggere le ridicole insidie dei Capi liguri soprattutto i velocisti dell'epoca moderna, che non sono più simpatiche canaglie da rissa finale, ma atleti completi e resistenti, come dimostra lo stesso Boonen dominatore di Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix nel 2005.
Mettiamoci il cuore in pace e prepariamoci: saranno sei ore e mezzO di studio, di marcature rigide, di stressante gioco psicologico, fino al quarto d'ora pirotecnico e mozzafiato che va dal Poggio a via Roma. Ecco, in quel quarto d'ora, davvero l'Italia potrà (ri)trovare emozioni degne del grande spettacolo sportivo, come da tutti invocato all'indomani dei Giochi olimpici.
Fino a quel punto, le squadre di Petacchi e di Boonen faranno qualsiasi cosa per stroncare i tentativi dei disgraziati che volessero osare. E caso mai si sentissero sole, avranno al loro fianco pure gli olandesi della Rabobank, a loro volta molto interessati alla soluzione-sprint, per via di quell'astuta e insidiosissima gatta morta che è il loro capitano Freire.
Una morsa infernale, non ci si scappa. L'unico che potrebbe scappare, realisticamente, è il solito: sempre lui, il campione olimpico degli imprevedibili e dei rompiscatole, Paolo Bettini. Ha un vantaggio: è compagno di Boonen, dunque avrà via libera sul Poggio per mettere in difficoltà Petacchi (che comunque al suo fianco avrà il Pippo Baudo della Sanremo ciclo, quello Zabel vincitore di quattro edizioni). Ma purtroppo nell'ultima settimana Bettini s'è costruito anche uno svantaggio: cadendo alla Tirreno-Adriatico, ha perso giorni d'allenamento, e ancora adesso non sa quanto le botte rimediate gli daranno libertà d'azione. Comunque il vecchio Paolo è una garanzia: anche quel che resta di lui, persino la sua carcassa, è in grado di attaccare. Se non lo vedremo, sarà soltanto perché davvero le botte hanno lasciato segni indelebili.
Più o meno, la Sanremo 2006 è tutta qui. Per i precisini dei pronostici-fiume, vanno citate anche le variabili Hushovd, Pozzato, Ballan, Astarloa. Ma bisogna dire la verità: con una loro vittoria saremmo nel campo dell'incredibile, non del pronosticabile.
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