Petrolio alle stelle e sbarco immigrati da record Ma gli effetti della crisi libica sono solo all'inizio

Finora le due questioni sono state tenute separate: da un lato l'arrivo in massa di nuovi immigrati. Dall'altro l'aumento del prezzo del greggio. Ma sono due facce della stessa medaglia. Il record della benzina (1,56 euro al litro). A Lampedusa mille sbarchi in 12 ore

Petrolio alle stelle e sbarco immigrati da record 
Ma gli effetti della crisi libica sono solo all'inizio

Il Nord Africa è una pentola a pressione che rischia di scoppiare in faccia all’Europa, sconvolgendo gli equilibri di tutto l’Occidente. Non è uno scenario apocalittico ma la mera constatazione dei rischi derivanti dal caos di queste ultime settimane. La rivoluzione contro i regimi dittatoriali non può non essere apprezzata da chi ha cuore la libertà e la democrazia. Difficile, se non impossibile, schierarsi dalla parte di chi nega, da sempre, ogni diritto ai propri cittadini. Ma esistono degli argomenti che ci inducono a riflettere sui rischi di una “esplosione” incontrollata: un effetto domino che, se non governato in modo intelligente, potrebbe letteralmente travolgerci.

Due facce della stessa medaglia Fino ad ora la stampa ha sempre tenuto distinte le due questioni sul tappeto: da un lato la situazione degli immigrati, con tutti gli aspetti socio-demografici e le inevitabili ripercussioni umanitarie. Dall’altro il problema economico derivante dall’impennata dei prezzi del petrolio. Eppure sono due aspetti strettamente legati, due facce della stessa medaglia difficili da “leggere” in modo separato. Si badi bene, non è un infantile grido “al lupo al lupo”: se il petrolio dovesse continuare a salire raggiungendo quota duecento dollari al barile – attualmente il Brent è vicino a 120 - cosa ne sarebbe della nostra economia? L’inflazione schizzerebbe alle stelle e, con essa, il costo del denaro, rendendo difficile tenere sotto controllo i conti pubblici e, al contempo, rilanciare - come necessario - la ripresa economica. L’arrivo incontrollato di centinaia di migliaia di persone, barcone dopo barcone, mese dopo mese, avrebbe delle conseguenze difficili da gestire. Il nostro Paese non si è mai tirato indietro di fronte all’arrivo dei disperati. E’ difficile però ipotizzare l’assorbimento di milioni di persone senza una pianificazione seria da parte di tutta l’Europa. L’Ue una volta per tutte deve rimboccarsi le maniche senza scaricare i problemi su chi, come noi, si trova in prima fila.

Nuova ondata di sbarchi È di nuovo emergenza immigrati: altri due barconi sono stati intercettati dalla motovedette in prossimità di Lampedusa, mentre almeno cinque sono le imbarcazioni avvistate al largo che stanno facendo rotta verso l’isola. Approdi che fanno salire a circa 1400 gli stranieri giunti dalla scorsa notte a bordo di 15 "carrette del mare". Sono 1.302 al momento gli ospiti nel centro di accoglienza dell’isola, oltre dunque la capienza massima. Resta in moto, comunque, la macchina dei trasferimenti.

Il raìs minaccia l'Europa Gheddafi si rende conto che gestendo la partenza dei “barconi” ci tiene sotto scacco. Ha capito che l’Italia è in grossa difficoltà, con l’opposizione che fa finta di non vedere le preoccupazioni del governo e l’Europa che ha già fatto e continua ostinatamente a fare orecchie da mercante, lasciando il Belpaese al proprio destino. Con questa arma in mano il Colonnello manda a dire all’Europa che senza di lui sarà da una moltitudine di immigrati che “nessuno sarà in grado di fermare”. Ma non solo. Il raìs - in un intervista al francese Journal du Dimanche - torna a usare la carta della minaccia-terrorismo. E rilancia il monito già usato nei giorni scorsi: “Se mi minacciano, se destabilizzano il Paese ci sarà il caos. Bin Laden verrà a installarsi in Africa del Nord: lo avrete alle vostre porte”, ribadisce il capo della Jamahiriya, presagendo “una jihad islamica davanti a voi, nel Mediterraneo”.

Migliaia di clandestini verso l'Europa "Gheddafi sta preparando la partenza di migliaia di clandestini presenti nel proprio paese verso l’Europa". È quanto denuncia il portavoce dei ribelli che controllano la città di Misurata, in Libia, Abdel Basat Abu Zairiq, in un colloquio telefonico con la tv araba al-Jazeera. "Nella zona di Dakhil, vicino Misurata, il regime sta preparando la partenza di migliaia di clandestini verso le coste europee - ha affermato - e questo per dimostrare che i ribelli in Libia rappresentano un pericolo anche per i paesi europei". 

Petrolio alle stelle Benzina record in Italia. Gli aumenti sono dettati in particolare dal rialzo dei prezzi del petrolio: il Brent è ormai sui 118 dollari al barile, mentre il greggio sul mercato di New York cammina stabilmente intorno ai 106 dollari. L’amministrazione Obama è pronta ad attingere alle proprie riserve strategiche, per cercare di frenare l’ascesa dei prezzi. Il New York Times ha scritto che “l’Italia rischia di pagare un alto prezzo economico per la sommossa in Libia”, visto che il nostro Paese ottiene da Tripoli quasi un quarto del petrolio e il 10% del gas naturale. Certo, si possono trovare nuovi fornitori, ma il rincaro incontrollato dei prezzi è un argomento di estrema delicatezza. E cosa succederebbe se l’instabilità e le sommosse dovessero estendersi fino all’Arabia Saudita, il primo produttore mondiale di greggio? Probabilmente un’ipotesi del genere non si verificherà, sia per l’assetto sociale profondamente diverso dai paesi del Nord Africa, sia perché gli Usa non lo permetterebbero mai.

Il costo della crisi energetica Per certi versi l’aumento dell’inflazione derivante dal petrolio alle stelle è un problema secondario. Quello principale sarebbe la mancata crescita economica. E uno stop in questa fase sarebbe un disastro.

Secondo uno studio della Bce un aumento del 10% delle quotazioni del greggio incide sul pil di Eurolandia dello 0,1% il primo anno, e dello 0,2% il secondo. Lo stesso, più o meno, anche negli Usa. Con il petrolio a quota 150 dollari la crisi economica avrebbe conseguenze molto gravi per tutto l'Occidente.

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