Economia

Peugeot-Citroën, Folz il risanatore sceglie la pensione

Il presidente lascia dopo aver guidato per 10 anni il gruppo Psa, ottenendo grandi risultati tra il 1998 e il 2002. Le intese con Fiat e le difficoltà dell’ultimo periodo

da Milano

Jean-Martin Folz, presidente di Peugeot-Citroën, se ne va. Caso più unico che raro per un top manager, Folz ha informato il consiglio di sorveglianza di Psa di voler «esercitare il suo diritto alla pensione a 60 anni». Lascerà il gruppo automobilistico francese all’inizio del 2007, dieci anni dopo aver ricevuto dall’azionista di maggioranza, la famiglia Peugeot, l’incarico di sostituire al vertice il pirotecnico Jacques Calvet, il padre-padrone di Psa per 14 anni, l’uomo sempre pronto a battagliare - in ordine sparso - con governo, sindacati, verdi e costruttori concorrenti.
Folz è stato l’opposto di Calvet: schivo, di poche parole, quadrato come forse può essere solo un ingegnere minerario. Ma con idee chiare sulla strada che Psa doveva percorrere per affrancarsi da un periodo opaco, per buona parte provocato dalla sovrapposizione tra Citroën e Peugeot negli stessi segmenti di mercato. Come primo atto folziano, separazione netta tra i due marchi, resi diversi per target. Seguito però dalla scelta strategica di introdurre monopiattaforme utilizzabili tanto da Peugeot, quanto da Citroën. E ancora: no alle mega-fusioni, sì convinto invece alle intese di settore. «Per lavorare bene insieme - ha detto una volta Folz - bisogna ricavare vantaggi per entrambi». Meglio quindi perfezionare e rafforzare i legami già esistenti, come quello con Fiat: nel 2002 i due gruppi, che collaboravano dal 1978, decidono di unire le forze nella produzione di veicoli commerciali leggeri e di medie dimensioni e di monovolumi. Più recente, del 2005, è la firma con Torino e la turca Tofas di un nuovo accordo per lo sviluppo e la produzione di una terza famiglia di veicoli commerciali destinata a uscire nel 2008. «Noi da soli non avremmo potuto realizzare un’offerta così diversificata di veicoli commerciali - ha dichiarato tempo fa Folz -. La collaborazione con il gruppo Fiat ci permette di condividere competenze, costi e mezzi offrendoci inoltre l’occasione di moltiplicare la nostra offerta commerciale per rafforzare la nostra posizione sul mercato».
Il quinquennio 1998-2002 è stato il periodo aureo di Folz: vendite in crescita di circa il 10% l’anno, utili che correvano al ritmo del 30% e una quota di mercato lievitata dall’11 al 15%. Un successo tributato anche dalla Borsa, dove il valore dei titoli era raddoppiato. Gli ultimi anni sono invece stati più avari di soddisfazioni. Il rincaro delle materie prime ha inevitabilmente finito per comprimere i margini di profitto, in calo dal 2002. Alcuni analisti imputano a Folz di non aver schiacciato con maggiore decisione sul pedale della riduzione dei costi nonostante le vendite globali siano cresciute nel 2005 di appena lo 0,4%, a 3,4 milioni di veicoli, e abbiano fatto registrare una preoccupante contrazione nell’Europa occidentale (meno 2,7% a 2,36 milioni di auto). Quanto agli utili, nei primi sei mesi del 2006 sono calati del 60% a 303 milioni. Folz avrebbe dovuto ufficializzare questo mese la rinuncia al progetto di espansione dell’impianto di Trnava, in Slovacchia.

Obiettivo: risparmiare 350 milioni.

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