Cronache

Un pezzetto di Genova rende onore a Quattrocchi

Un pezzetto di Genova rende onore a Quattrocchi

(...) cittadina ai militari uccisi nell’attentato. In quella strada, tra via Sa, Pio X e via Giorgio Canale, il sindaco Sergio Poggi aveva promesso l’apposizione della targa ai martiri di Nassirya con una celebrazione ufficiale il 2 giugno scorso. Macché. Non se ne fece nulla, e il primo cittadino accampò, con tanto di sdegnato comunicato per rispondere alle polemiche, motivi burocratici che sarebbero stati presto aggirati. Oggi «avremmo voluto deporre una corona sotto la targa di intitolazione ai “Caduti di Nassirya” - rilevano sconsolati i rappresentanti di Forza Italia -. Ma l’amministrazione catto-comunista chiavarese ancora una volta non ha mantenuto una promessa fatta». Gianluca Ratto, coordinatore cittadino degli azzurri, il portavoce Emanuele Rustichelli e il capogruppo Emilio Cervini ricordano che dal settembre 2005 non dovrebbero più esserci ostacoli (né scuse) alla dedica di quella via.
Chi vuole ricordare gli italiani uccisi non ha neppure la possibilità di tributare loro un ricordo pubblico e solenne. Proprio come accadrà oggi a Genova, quando i rappresentanti del circolo territoriale di An «La mia Terra» guidati dal presidente Mimmo Morabito, e gli esponenti di Azione Giovani saliranno alla vetta di Pegli per deporre fiori e corone sotto la targa che non c’è mia stata. O meglio. Andranno là, e per la terza volta monteranno una loro targa artigianale, una scritta su un cartello plastificato che servirà a ricordare che il Comune di Genova non avrà per l’ennesima volta fatto il proprio dovere, dando seguito a quella delibera del consiglio che lo impegnava a realizzare il parco «Vittime di Nassirya». «E anche quest’anno - ripete sconsolato Morabito - ci aspettiamo che una mano di qualche sedicente democratico arriverà a distruggere questa targa pochi giorni dopo la sua collocazione».
Un segnale di come gli amministatori comunali (e non solo quelli) continuino a non ritenere meritevoli almeno di un ricordo quei soldati italiani uccisi mentre erano in missione di pace. «Purtroppo il Comune di Genova non ha ancora ritenuto di inaugurare ufficialmente quel “parco” - tuona Gianni Plinio, capogruppo di An in Regione -. Nonostante diversi solleciti, miei e di altri, il sindaco Giuseppe Pericu non ha trovato ancora un minuto del suo prezioso tempo per fare un salto alla Vetta di Pegli. Evidentemente il Comune, ma anche la Regione, che dovrebbe ricordare il maresciallo Ghione di Finale Ligure caduto in Irak, sono in ostaggio di chi urla 10, 100, 1000 Nassirya». Ieri mattina Plinio, con il senatore Giorgio Bornacin, dal presidente provinciale di An Alfio Barbagallo e da una quarantina di persone, ha collocato una corona di fiori al monumento ai caduti dei carabinieri nel cimitero di Staglieno, nel corso di «una breve, sobria e austera cerimonia».
Sempre ieri, finalmente, un’istituzione genovese ha per la prima volta ricordato Fabrizio Quattrocchi, ucciso dai terroristi mentre urlava ai carnefici il suo onore di italiano. Non è stato certo il Comune, ma la circoscrizione Medio Levante, che ha dedicato alla medaglia d’oro al valor civile la sala delle commissioni consiliari. Un’iniziativa che ha commosso Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio, presente alla cerimonia. «Sono felice e vorrei ringraziare tutti - ripete con sincerità -. È la prima volta di Genova e non voglio fare polemiche se questo ricordo arriva dalla circoscrizione e non da altre istituzioni». «Quattrocchi - ricorda Pasquale Ottonello, presidente del Parlamentino - era un nostro concittadino, ma soprattutto un residente della nostra circoscrizione. Questa intitolazione vuole essere un atto politico per ricordare chi ha saputo vincere la sfida ai suoi carnefici con onore e dignità». Gli fa eco Fabio Orengo, capogruppo di An, che ha dato origine all’intitolazione della sala: «È un tassello del mosaico delle nostre iniziative - ha sottolineato - per ricordare Fabrizio che ha voluto tenere alto l’onore dell’Italia e richiamare in tutti noi l’orgoglio e l’amor di Patria».

Dedicato a Pericu e compagni.

Commenti